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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per lesioni e minacce. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello, considerati mera ripetizione delle argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, evidenziando che un ricorso inammissibile non può servire a ottenere un nuovo esame dei fatti.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di Valutare il Merito

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione e tecnicismo. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario individuare specifici errori di diritto. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile, a causa della sua genericità, non solo sia destinato al fallimento, ma comporti anche conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo il caso e le sue implicazioni.

Il Caso: Dalla Condanna al Ricorso per Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo in primo grado, confermata poi dalla Corte d’Appello, per i reati di lesioni personali (art. 582 c.p.) e minaccia aggravata (art. 612, comma 2, c.p.). Non rassegnato alla doppia condanna, l’imputato, tramite il proprio difensore, ha deciso di giocare l’ultima carta, proponendo ricorso per Cassazione.

L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado, contestando le valutazioni che avevano portato alla sua condanna. Tuttavia, come vedremo, la strategia adottata si è rivelata controproducente.

La Decisione della Suprema Corte: Un Ricorso Inammissibile per Genericità

La Corte di Cassazione ha stroncato le speranze del ricorrente dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione è netta e istruttiva: i motivi presentati erano privi di specificità. In pratica, l’atto di ricorso si limitava a ripetere le stesse identiche doglianze già sollevate e respinte con adeguata motivazione dalla Corte d’Appello.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il ricorrente non si è confrontato criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma ha cercato di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti. Questo tentativo è vietato: la Cassazione non è un “super-appello” dove si può rimettere in discussione la ricostruzione degli eventi, a meno che non si dimostri un palese travisamento della prova o un vizio logico macroscopico nella motivazione, elementi che in questo caso erano del tutto assenti.

Conseguenze Economiche: Spese e Sanzione

A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

La Posizione della Parte Civile

Un dettaglio procedurale interessante riguarda la parte civile. Nonostante la vittoria processuale, la Corte non ha liquidato le spese legali in suo favore. La motivazione risiede in un principio consolidato: nei procedimenti in camera di consiglio davanti alla Cassazione, per ottenere il rimborso delle spese, la parte civile deve aver svolto un’attività difensiva concreta per contrastare il ricorso. Se la sua partecipazione è stata passiva, non ha diritto al pagamento delle spese da parte del ricorrente soccombente.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi di ricorso, che impone all’appellante di indicare con precisione le critiche mosse alla sentenza impugnata, confrontandosi con la sua motivazione. La semplice riproposizione di argomenti già vagliati e respinti equivale a non motivare affatto. In secondo luogo, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di giudice della legittimità, non del merito. Essa controlla che la legge sia stata applicata correttamente, ma non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti, se questa è logica e ben argomentata.

Le Conclusioni

La decisione in esame ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda adire la Suprema Corte: un ricorso deve essere un’analisi tecnica e puntuale dei vizi di diritto della sentenza, non un’espressione di mero dissenso sulla ricostruzione fattuale. Un ricorso inammissibile perché generico o ripetitivo non solo è destinato a essere respinto, ma espone il proponente a sanzioni economiche significative, confermando l’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di intraprendere l’ultimo grado di giudizio.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano privi di specificità e si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A causa dell’inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Perché alla parte civile non sono state liquidate le spese processuali?
Le spese non sono state liquidate alla parte civile perché, secondo la Corte, in questo tipo di procedimento, per avere diritto al rimborso, la parte civile deve svolgere un’attività concreta per contrastare il ricorso. In questo caso, tale attività non è stata ravvisata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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