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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La decisione si fonda sulla genericità e aspecificità dei motivi di ricorso, i quali non si confrontavano concretamente con le argomentazioni del Tribunale del Riesame. La Suprema Corte ha sottolineato che per superare il vaglio di ammissibilità, l’impugnazione deve contenere critiche puntuali e dettagliate alla decisione impugnata, non mere affermazioni di principio.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Requisiti di Specificità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19133/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso un’ordinanza di custodia cautelare, riaffermando un principio fondamentale del processo penale: la necessità di specificità dei motivi di impugnazione. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere quali requisiti deve possedere un ricorso per superare il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto, gravemente indiziato per partecipazione a un’associazione dedita al narcotraffico e per corruzione, si vedeva applicare la più severa misura custodiale. La difesa impugnava tale provvedimento dinanzi al Tribunale del Riesame, il quale però confermava l’ordinanza. Di conseguenza, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, articolando due motivi principali:

1. La contestazione della gravità indiziaria riguardo al reato associativo, sostenendo l’insussistenza degli elementi costitutivi del reato.
2. La contestazione delle esigenze cautelari, ritenute non concrete e attuali, evidenziando la risalenza nel tempo delle condotte e il ruolo marginale del proprio assistito.

L’analisi del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, bollando l’intero ricorso come inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta analisi della tecnica redazionale dell’atto di impugnazione, giudicata carente sotto il profilo della specificità.

La Genericità del Motivo sul Reato Associativo

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha osservato come la difesa si fosse limitata a ‘mere considerazioni di principio’, senza un ‘concreto confronto’ con le valutazioni espresse dal Tribunale del Riesame. Il Tribunale aveva dettagliatamente descritto l’associazione nei suoi contenuti strutturali, soggettivi e organizzativi, ma il ricorso non aveva affrontato punto per punto tali argomentazioni, risultando così ‘del tutto privo di un minimo confronto’ con gli elementi valorizzati dai giudici di merito. In sostanza, non basta affermare che un reato non sussiste; è necessario smontare analiticamente il ragionamento del giudice che ne ha affermato l’esistenza.

L’Aspecificità del Motivo sulle Esigenze Cautelari

Anche il secondo motivo è incorso nella stessa censura. La Cassazione ha rilevato una ‘genericità e di aspecificità estrinseca’ nell’argomentazione difensiva. Il ricorso contestava la pericolosità del soggetto in termini di ‘marcata indeterminatezza’, limitandosi ad affermazioni apodittiche (cioè date per vere senza dimostrazione) sulla risalenza delle condotte e sulla marginalità del ruolo. Anche in questo caso, è mancato un confronto diretto con la motivazione del Tribunale, che aveva invece individuato specifiche ragioni di pericolosità derivanti da diversi fatti e dalla stabile inserzione dell’indagato nell’associazione.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Suprema Corte è un monito sulla corretta redazione degli atti processuali. Un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi o una critica generica alla decisione impugnata. Per essere ammissibile, deve contenere una critica puntuale, specifica e argomentata della motivazione del provvedimento contestato. Deve individuare le presunte violazioni di legge o i vizi logici nel ragionamento del giudice e dimostrare in che modo questi abbiano inficiato la decisione. Un ricorso che si limita a contrapporre la propria valutazione a quella del giudice, senza un’analisi critica della struttura argomentativa di quest’ultima, è destinato a essere dichiarato un ricorso inammissibile.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non riesamina i fatti, ma controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Pertanto, un ricorso privo di critiche specifiche e pertinenti alla decisione impugnata non consente alla Corte di esercitare la propria funzione. Le conseguenze sono severe: la declaratoria di inammissibilità comporta non solo la definitività del provvedimento impugnato, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati dalla difesa erano generici e aspecifici, non si confrontavano in modo concreto e puntuale con le argomentazioni contenute nell’ordinanza del Tribunale del Riesame.

Cosa si intende per motivo di ricorso ‘generico’ o ‘aspecifico’?
Significa che il motivo si limita a esporre considerazioni di principio o affermazioni non dimostrate, senza contestare specificamente i singoli passaggi logico-giuridici della motivazione del provvedimento che si sta impugnando.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La conseguenza principale è che la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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