LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono generici

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi di appello: il primo motivo non si confrontava specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, mentre il secondo, relativo alla mancata concessione delle attenuanti generiche, è stato ritenuto infondato poiché la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione logica e coerente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: La Cassazione ribadisce i requisiti di specificità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede un’attenzione meticolosa ai dettagli e alla sostanza delle argomentazioni. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha messo in luce le conseguenze di un’impugnazione formulata in modo vago, dichiarando un ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non si confrontavano adeguatamente con la decisione impugnata. Questo caso serve da monito sull’importanza di redigere atti processuali specifici e pertinenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Ancona per reati previsti dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli stupefacenti (d.P.R. 309/1990), che disciplina i fatti di lieve entità. L’imputato, ritenendo ingiusta la sentenza, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a due distinti motivi.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con un’ordinanza emessa il 2 dicembre 2024, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, riscontrando in entrambi vizi che ne hanno impedito l’esame nel merito. L’analisi dei giudici fornisce preziose indicazioni sui requisiti di un’impugnazione efficace.

Analisi del primo motivo: il ricorso inammissibile per genericità

Il primo motivo di ricorso contestava l’affermazione della responsabilità penale, sostenendo una violazione di legge. Tuttavia, i giudici di legittimità lo hanno ritenuto ‘generico’. La Corte ha sottolineato che il motivo era ‘privo di reale confronto con la motivazione della sentenza impugnata’. In altre parole, l’appellante non ha costruito un’argomentazione critica capace di smontare il ragionamento logico-giuridico della Corte d’Appello, limitandosi a una contestazione astratta. Per essere ammissibile, un motivo di ricorso deve indicare con precisione il punto della sentenza che si contesta e le ragioni giuridiche per cui si ritiene errato.

Analisi del secondo motivo: la valutazione sulle attenuanti generiche

Il secondo motivo riguardava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Anche in questo caso, la Cassazione ha ritenuto il motivo non accoglibile. La Corte ha chiarito che la sua funzione non è quella di riesaminare i fatti, ma di controllare la legittimità della decisione. Poiché la Corte d’Appello aveva motivato ‘in maniera logica, coerente e puntuale’ la sua scelta di non concedere le attenuanti (come indicato a pagina 5 della sentenza impugnata), la valutazione esulava dal controllo di legittimità. La Suprema Corte non può sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di merito se quest’ultimo ha fornito una giustificazione adeguata e priva di vizi logici.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del processo penale: un ricorso inammissibile è la diretta conseguenza di motivi non specifici. Per avere successo in Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla sentenza di secondo grado; è indispensabile articolare critiche precise, puntuali e giuridicamente fondate, che si confrontino direttamente con la motivazione del provvedimento impugnato. Un ricorso generico non solo è destinato a fallire, ma comporta anche ulteriori costi per il ricorrente, rendendo la sua posizione processuale ed economica ancora più gravosa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano generici. Il primo motivo non si confrontava in modo specifico con la motivazione della sentenza impugnata, mentre il secondo contestava una valutazione di merito (la mancata concessione delle attenuanti generiche) che era già stata adeguatamente e logicamente motivata dalla Corte territoriale.

La Corte di Cassazione può riconsiderare la decisione di non concedere le attenuanti generiche?
No, non in questo caso. La Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche esula dal suo giudizio di legittimità quando la Corte territoriale ha fornito una motivazione logica, coerente e puntuale per la sua decisione, come avvenuto nel caso di specie.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati