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Ricorso inammissibile: quando i motivi sono aspecifici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro un’ordinanza di custodia cautelare per traffico di stupefacenti. Il ricorso è stato giudicato aspecifico perché si concentrava solo sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ignorando il nucleo centrale delle prove a carico, costituito da intercettazioni e servizi di osservazione che dimostravano un rapporto continuativo di spaccio.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Specificità dei Motivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2720/2025, ha affrontato un caso di traffico di stupefacenti aggravato dall’agevolazione mafiosa, stabilendo un principio fondamentale in materia processuale: un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando la difesa non si confronta con la totalità del compendio probatorio. Questa decisione evidenzia come una strategia difensiva parziale, che attacca solo alcuni elementi d’accusa ignorandone altri, sia destinata a fallire dinanzi alla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Traffico di Stupefacenti e l’Ordinanza di Custodia Cautelare

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale che rigettava la richiesta di riesame contro una misura di custodia cautelare in carcere. L’indagato era accusato di far parte di un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, operante in una città del sud Italia e nelle zone limitrofe. L’accusa era aggravata dall’agevolazione a un sodalizio di stampo ‘ndranghetista.

Le prove a carico dell’indagato, ritenuto un ‘pusher’ stabilmente inserito nel gruppo, erano composite e derivavano da:
Intercettazioni telefoniche e ambientali: conversazioni che rivelavano dettagli su quantità, cifre e periodicità degli acquisti di droga.
Servizi di osservazione e videoripresa: che documentavano gli incontri tra l’indagato e il capo del gruppo criminale.
Dichiarazioni di un collaboratore di giustizia: un ex membro del gruppo che aveva descritto le modalità di cessione della droga ai vari spacciatori.

I Motivi del Ricorso e l’Aspecificità Contestata

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basando le proprie argomentazioni quasi esclusivamente sulla presunta inattendibilità delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Secondo il ricorrente, il collaboratore avrebbe riferito di una sola consegna, peraltro risalente nel tempo, e tale elemento non sarebbe stato sufficiente a integrare i gravi indizi di colpevolezza.

Tuttavia, la strategia difensiva si è rivelata fallimentare proprio perché ha trascurato di confrontarsi con la ‘struttura portante’ dell’ordinanza impugnata. Il ricorso ha omesso di contestare le risultanze delle intercettazioni e delle attività di osservazione, che il Tribunale aveva posto a fondamento della propria decisione.

Le Motivazioni: Perché il ricorso inammissibile è stato confermato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta aspecificità. I giudici hanno chiarito che i motivi di ricorso, per avere rilevanza, devono incidere sulla motivazione della decisione impugnata, scardinandola. Nel caso di specie, il ricorso non ha avuto alcun ‘peso reale’ nel confronto con la motivazione del provvedimento.

Il Tribunale del riesame aveva valorizzato un quadro probatorio solido e convergente, basato non solo sulle dichiarazioni del collaboratore, ma soprattutto sulle intercettazioni che documentavano un rapporto ‘stabile e continuativo’ di fornitura di stupefacenti tra il capo del gruppo e l’indagato. Erano emerse conversazioni esplicite su pagamenti mancati (per un valore di 1.370 euro), pagamenti di acconti (1.050 euro) e crediti per droga che ammontavano a 2.800 euro. Questi elementi, secondo la Corte, dimostravano il ruolo pregnante dell’indagato come pusher di fiducia dell’associazione.

L’errore della difesa è stato quello di contestare un singolo elemento probatorio (le dichiarazioni del collaboratore) senza affrontare il nucleo centrale dell’accusa, rendendo di fatto il ricorso privo di specificità e quindi irricevibile.

Le Conclusioni: L’Obbligo di un Confronto Completo con le Prove

La sentenza ribadisce un principio cardine del processo penale: un ricorso per essere ammissibile deve essere specifico, ovvero deve confrontarsi punto per punto con le argomentazioni logico-giuridiche della decisione che si intende impugnare. Non è sufficiente contestare genericamente le conclusioni del giudice o attaccare un solo elemento di prova quando la decisione si fonda su un compendio probatorio più ampio e articolato.

Questa pronuncia serve da monito per le strategie difensive: è indispensabile un’analisi completa e approfondita del provvedimento impugnato, individuandone la struttura portante e formulando censure pertinenti e mirate a demolire l’intero impianto accusatorio. In caso contrario, il rischio è quello di vedersi dichiarare il ricorso inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per aspecificità, poiché la difesa ha contestato esclusivamente le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, senza confrontarsi con il nucleo centrale delle prove (intercettazioni e osservazioni) che costituivano la struttura portante della motivazione del provvedimento impugnato.

Quale tipo di prove è stato considerato decisivo dal Tribunale?
Il Tribunale ha considerato decisive le risultanze delle intercettazioni e dei servizi di osservazione. Queste prove hanno dimostrato l’esistenza di un rapporto stabile e continuativo di fornitura di stupefacenti, con conversazioni esplicite su cifre, quantità, pagamenti e debiti legati alla droga.

Qual è il principio stabilito dalla Corte sulla specificità dei motivi di ricorso?
La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso, per essere ammissibili e avere rilevanza, devono incidere sulla motivazione della sentenza impugnata, scardinandola. Un ricorso che non si confronta con gli elementi probatori centrali su cui si basa la decisione è considerato aspecifico e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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