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Ricorso inammissibile: quando eccepire la nullità

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per resistenza e lesioni. I motivi: la nullità della citazione per mancato rispetto dei termini non è stata eccepita tempestivamente in appello e le censure sulle attenuanti generiche erano aspecifiche e ripetitive.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza di Eccepire le Nullità al Momento Giusto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: le eccezioni vanno sollevate nei tempi e nei modi corretti, altrimenti si rischia di rendere il proprio ricorso inammissibile. Il caso in esame riguarda un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, il cui ricorso è stato respinto per motivi procedurali e di merito, offrendo spunti cruciali sulla gestione della difesa.

I Fatti di Causa

Il procedimento ha origine da una condanna emessa in primo grado e successivamente confermata dalla Corte di appello di Catania. L’imputato era stato ritenuto colpevole dei reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni dolose aggravate. Non accettando la decisione di secondo grado, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso presso la Corte di Cassazione, basando la sua impugnazione su due principali motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su due argomentazioni distinte:

1. Violazione di legge processuale: Si lamentava il mancato rispetto dei termini a comparire previsti per il giudizio di appello (art. 601, comma 3, c.p.p.), sostenendo che la notifica del decreto di citazione non avesse garantito il tempo minimo necessario per preparare la difesa.
2. Vizio di motivazione: Si contestava la mancata concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), evidenziando come la Corte di appello non avesse, a dire della difesa, adeguatamente valutato l’ammissione di responsabilità dell’imputato e il parziale risarcimento del danno offerto alla parte lesa.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambi i motivi. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa delle norme procedurali e dei limiti del giudizio di legittimità. Per i giudici, i motivi presentati non solo erano infondati, ma anche formulati in modo aspecifico, limitandosi a riproporre questioni già esaminate e respinte in appello senza un reale confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato dettagliatamente le ragioni della sua decisione.

Sul primo punto, relativo alla violazione dei termini a comparire, i giudici hanno richiamato un principio consolidato, recentemente confermato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 42125/2024). La nullità derivante dal mancato rispetto di tali termini non ha carattere assoluto. Ciò significa che deve essere eccepita dalla difesa nel corso del giudizio in cui si è verificata (in questo caso, davanti alla Corte di appello) e prima della deliberazione della sentenza. Poiché la difesa non aveva sollevato alcuna obiezione durante il giudizio di appello, la questione non poteva essere proposta per la prima volta in sede di Cassazione. La mancata eccezione tempestiva ha ‘sanato’ il vizio.

Sul secondo motivo, riguardante le attenuanti generiche, la Corte lo ha definito ‘aspecifico’. La difesa, infatti, non si era confrontata con il ragionamento della Corte di appello. Quest’ultima aveva motivato il diniego delle attenuanti spiegando che non vi era stata una vera ‘confessione’ da parte dell’imputato. Inoltre, il parziale risarcimento era stato interpretato non come un genuino segno di ravvedimento, ma come una mossa strategica per ottenere una dichiarazione favorevole dalla persona offesa, a fronte di una somma ritenuta irrisoria.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, sottolinea l’importanza cruciale della diligenza processuale: le nullità relative, come quella sui termini a comparire, devono essere eccepite immediatamente, altrimenti si perde il diritto di farle valere in seguito. In secondo luogo, evidenzia che un ricorso in Cassazione non può essere una mera ripetizione dei motivi di appello. È necessario che le censure siano specifiche e critichino puntualmente le argomentazioni della sentenza impugnata, dimostrandone le lacune logiche o le violazioni di legge. In assenza di questi requisiti, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cosa succede se i termini a comparire nel giudizio di appello non vengono rispettati?
Secondo la sentenza, la nullità che ne deriva non è assoluta. Pertanto, la difesa deve eccepire il vizio durante lo stesso giudizio di appello, prima della deliberazione della sentenza. Se non lo fa, la nullità si considera sanata e non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo sulle attenuanti generiche ‘aspecifico’?
Perché la difesa si è limitata a riproporre le stesse argomentazioni già presentate in appello, senza confrontarsi con la specifica motivazione con cui la Corte territoriale le aveva respinte. La Corte d’appello aveva spiegato perché l’ammissione di responsabilità non era una vera confessione e perché il risarcimento era apparso come una manovra strategica.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver presentato un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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