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Ricorso inammissibile: quando è una mera copia

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano una mera riproduzione di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione non è un Terzo Grado di Merito

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, è fondamentale comprendere che la Suprema Corte non è una terza istanza di giudizio dove poter ridiscutere i fatti del processo. La sua funzione è quella di garantire l’uniforme interpretazione della legge. Una recente ordinanza chiarisce perfettamente le conseguenze di un ricorso inammissibile, ovvero un’impugnazione che si limita a riproporre le stesse questioni già decise nei gradi precedenti, senza sollevare reali vizi di legittimità. Vediamo insieme il caso specifico e le importanti conclusioni che se ne possono trarre.

Il Caso in Esame: un Appello Riprosto in Cassazione

Un imputato, dopo essere stato condannato dalla Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi alla base del suo ricorso erano principalmente due: in primo luogo, sosteneva l’inoffensività della sua condotta, chiedendo di rivalutare la natura del fatto; in secondo luogo, contestava la mancata esclusione della recidiva e la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Il problema principale, come rilevato dalla Suprema Corte, era che questi argomenti non erano nuovi. Erano gli stessi identici profili di censura già ampiamente esaminati e motivatamente respinti dai giudici della Corte d’Appello nel corso del secondo grado di giudizio.

La Decisione della Suprema Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello precedente, quello della validità stessa dell’impugnazione. La Corte ha stabilito che riproporre pedissequamente le medesime argomentazioni già vagliate e disattese con corretti argomenti giuridici non costituisce un valido motivo di ricorso.

La Condanna alle Spese e alla Sanzione Pecuniaria

L’inammissibilità non è una conseguenza priva di effetti. Oltre alla conferma della condanna, il ricorrente è stato condannato a pagare le spese del procedimento e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha specificato che tale sanzione è dovuta perché l’imputato ha proposto il ricorso ‘versando in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità’, citando una storica pronuncia della Corte Costituzionale (n. 186 del 2000). In pratica, si sanziona l’abuso dello strumento processuale, che ha inutilmente impegnato il sistema giudiziario.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

Le motivazioni della Corte sono state chiare e dirette. Il ricorso è stato giudicato meramente riproduttivo di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte territoriale. I giudici di legittimità hanno sottolineato che la Cassazione ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non di riesaminare i fatti come se fosse un terzo grado di giudizio. Presentare un ricorso che si limita a ripetere le doglianze di merito, senza individuare specifici vizi di legittimità (come un’errata interpretazione di una norma o un difetto logico palese nella motivazione), lo rende inevitabilmente inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È inutile e controproducente presentare un ricorso che sia una semplice fotocopia delle argomentazioni già discusse in appello. Un ricorso efficace deve concentrarsi sui vizi di legittimità della sentenza impugnata, offrendo alla Corte nuovi spunti di riflessione giuridica. In caso contrario, il rischio non è solo quello di vedere confermata la condanna, ma anche di subire un’ulteriore sanzione economica per aver abusato del diritto di impugnazione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, come nel caso di specie, si limita a riproporre motivi e censure già adeguatamente esaminati e respinti con corretti argomenti giuridici dalla corte del grado precedente, senza sollevare reali vizi di legittimità della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

Perché il ricorrente deve pagare una sanzione oltre alle spese processuali?
La sanzione pecuniaria viene irrogata perché si ritiene che il ricorrente abbia agito con colpa nel presentare un ricorso privo dei requisiti di ammissibilità, determinando un inutile aggravio del lavoro della giustizia. Questo principio è supportato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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