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Ricorso inammissibile: quando è un ‘non motivo’

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per stupefacenti, definendolo un ‘non motivo’. La decisione sottolinea che un’impugnazione deve contenere censure specifiche e non limitarsi a deduzioni generiche, pena la sua inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione chiarisce il concetto di ‘Non Motivo’

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sui requisiti di ammissibilità delle impugnazioni nel processo penale. La Corte ha dichiarato un ricorso inammissibile perché fondato su un ‘non motivo’, ovvero una censura talmente generica da non poter essere esaminata nel merito. Questa decisione ribadisce la necessità per i difensori di formulare motivi di ricorso specifici, dettagliati e pertinenti, pena l’immediata reiezione dell’atto e conseguenze onerose per l’assistito.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di primo grado che condannava un imputato per diverse fattispecie di reato in materia di stupefacenti. In appello, la Corte territoriale riformava parzialmente la decisione, dichiarando il non doversi procedere per uno dei capi d’imputazione, ma confermando nel resto la condanna.

L’imputato, tramite il proprio difensore, proponeva quindi ricorso per cassazione. Il motivo addotto era la presunta violazione di legge per omessa considerazione di eventuali cause di proscioglimento immediato, ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, per i reati residui.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: la specificità dei motivi di impugnazione. Secondo i giudici, il motivo presentato non era una vera e propria censura, ma si qualificava come un ‘non motivo’.

Di conseguenza, la Corte non solo ha respinto l’impugnazione senza entrare nel merito della questione, ma ha anche condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che il ricorso era inammissibile perché, al di là dell’intestazione formale, non deduceva una reale assenza o vizio di motivazione della sentenza impugnata, né una specifica violazione di legge. La censura si limitava a lamentare una generica ‘omessa pronuncia assolutoria’ senza indicare quali circostanze concrete e fattuali avrebbero dovuto portare a tale esito.

I giudici hanno sottolineato come l’appello originario fosse incentrato unicamente sulla richiesta di improcedibilità per uno dei capi di imputazione, senza mai contestare nel merito la condanna per gli altri reati. Pertanto, il successivo ricorso in Cassazione, introducendo una questione mai sollevata prima e in termini del tutto generici, è risultato privo del ‘contenuto essenziale’ richiesto dalla legge per un’impugnazione valida. La Corte ha richiamato consolidata giurisprudenza, secondo cui un motivo di ricorso è un ‘non motivo’ quando non è rispettoso del contenuto essenziale dell’atto di impugnazione, risultando vago e astratto.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nei Motivi di Ricorso

Questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica forense. Dimostra che per impugnare efficacemente una sentenza non è sufficiente enunciare un principio di diritto o una norma, ma è indispensabile correlare la presunta violazione a elementi specifici del caso concreto, evidenziando le ragioni fattuali e giuridiche per cui la decisione del giudice inferiore sarebbe errata. Un ricorso inammissibile non solo priva l’imputato di una possibilità di difesa, ma comporta anche sanzioni economiche. La specificità non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione, che deve concretizzarsi in una critica argomentata e pertinente al provvedimento che si intende contestare.

Cosa significa quando un ricorso viene definito ‘non motivo’?
Significa che il motivo di ricorso è formulato in maniera talmente generica, vaga o astratta da non contenere una critica specifica e pertinente alla decisione impugnata, risultando così giuridicamente inesistente e non esaminabile nel merito.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché si limitava a lamentare un’omessa pronuncia di proscioglimento senza specificare quali circostanze di fatto o di diritto sarebbero state trascurate dal giudice d’appello. Inoltre, la questione non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, la cui entità è determinata dalla Corte in base ai profili di colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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