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Ricorso inammissibile: quando è troppo generico?

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha quindi confermato la decisione impugnata, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Principio di Specificità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede un’attenzione meticolosa ai requisiti di legge. Un errore comune, che può costare caro, è la genericità dei motivi di appello. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga rigettato proprio per questa ragione, sottolineando i limiti del giudizio di legittimità. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche per chiunque si avvicini al terzo grado di giudizio.

Il Contesto del Ricorso in Cassazione

Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. Il ricorrente sollevava due questioni principali: una presunta violazione di legge relativa al reato di truffa (art. 640 c.p.) e vizi nella motivazione della sentenza riguardo alla determinazione della pena (il cosiddetto trattamento sanzionatorio).

Tuttavia, l’approccio difensivo si è scontrato con i rigidi paletti procedurali imposti dal nostro ordinamento per l’accesso al giudizio di legittimità.

La Mancanza di Specificità nel Ricorso Inammissibile

Il primo ostacolo fatale per il ricorso è stata la sua mancanza di specificità, un requisito fondamentale previsto dall’art. 581 del codice di procedura penale. La Corte ha osservato che i motivi non erano solo generici e indeterminati, ma mancavano anche di una reale correlazione con le argomentazioni sviluppate nella sentenza impugnata. In pratica, la difesa non può ignorare le ragioni esposte dal giudice d’appello, ma deve confrontarsi con esse punto per punto, pena la declaratoria di ricorso inammissibile.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti in Cassazione

Un altro aspetto cruciale della decisione riguarda la natura stessa del giudizio di Cassazione. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di merito. Non può, quindi, procedere a una nuova valutazione delle prove o a una ricostruzione alternativa dei fatti.

Le doglianze del ricorrente, secondo i giudici, miravano proprio a questo: a proporre una lettura diversa del materiale probatorio, un’operazione preclusa in sede di legittimità. Un’eccezione è possibile solo in caso di ‘travisamento della prova’, ovvero quando il giudice di merito ha utilizzato un’informazione inesistente o ne ha radicalmente travisato il contenuto, ma tale circostanza non è stata ravvisata nel caso di specie.

La Discrezionalità nel Trattamento Sanzionatorio

Anche la critica relativa alla pena inflitta è stata respinta. La Cassazione ha ricordato che la determinazione della pena è un’attività discrezionale del giudice di merito. Il controllo di legittimità si limita a verificare che la decisione non sia frutto di un mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, condizioni che i giudici hanno escluso, evidenziando come la Corte d’Appello avesse ampiamente e correttamente motivato la propria scelta.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base di un’analisi rigorosa dei requisiti procedurali. La motivazione principale risiede nella violazione dell’art. 581 c.p.p., che impone la specificità dei motivi. I giudici hanno riscontrato che i motivi presentati erano generici, non si confrontavano adeguatamente con la sentenza impugnata e, di fatto, riproponevano le stesse argomentazioni già respinte in appello. È stato sottolineato che il ricorso tendeva a sollecitare una rivalutazione delle prove e una ricostruzione alternativa dei fatti, attività che esula dalle competenze della Corte, il cui giudizio è un sindacato di legittimità e non di merito. Infine, anche per quanto riguarda la pena, la Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di merito fosse sorretta da una motivazione sufficiente e non manifestamente illogica, rientrando pienamente nella sua sfera di discrezionalità.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la via per la Cassazione è stretta e richiede un’estrema precisione tecnica. Un ricorso, per avere speranza di essere esaminato nel merito, deve essere specifico, pertinente e focalizzato su vizi di legittimità, non su questioni di fatto. La semplice riproposizione di argomenti già vagliati nei gradi precedenti o il tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove portano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile principalmente per mancanza dei requisiti di specificità previsti dall’art. 581 c.p.p. Questo accade quando i motivi sono generici, non si confrontano con le argomentazioni della sentenza impugnata o tentano di introdurre una nuova valutazione dei fatti.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può rivalutare i fatti?
Significa che la Corte non è un ‘terzo giudice’ del merito. Il suo compito non è stabilire come sono andati i fatti, ma controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente, senza riesaminare le prove.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della decisione impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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