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Ricorso inammissibile: quando è troppo generico?

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per violazione del Codice della Strada. Il motivo è la genericità dell’impugnazione, che non contesta specificamente le ragioni della sentenza di merito, limitandosi a lamentare una carenza di motivazione. La Corte sottolinea che per un ricorso valido è necessario un confronto puntuale con le argomentazioni del giudice precedente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la genericità dei motivi costa cara

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e un confronto diretto con la sentenza che si intende impugnare. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda che la formulazione di motivi vaghi e generici conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme questa ordinanza per capire quali errori evitare.

I fatti del processo

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale, parzialmente riformata dalla Corte d’Appello, che aveva condannato un imputato per una violazione del Codice della Strada (art. 116, comma 15, D.Lgs. 285/1992). La Corte territoriale aveva ridotto la pena pecuniaria a 600,00 euro di ammenda.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge per carenza e inidoneità della motivazione a spiegare le ragioni della sua responsabilità penale.

La decisione della Corte: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale: i motivi di ricorso non possono essere generici o astratti, ma devono confrontarsi specificamente con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

I giudici di legittimità hanno osservato che il motivo presentato era del tutto generico ed aspecifico, poiché non puntualizzava le ragioni concrete di doglianza, sia in fatto che in diritto. In sostanza, il ricorso non spiegava perché la motivazione della Corte d’Appello fosse errata o carente, limitandosi a una critica superficiale.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito che la motivazione della Corte d’Appello era, al contrario, ben argomentata e immune da vizi logico-giuridici. Essa rappresentava e giustificava adeguatamente sia il riconoscimento della responsabilità penale dell’imputato sia la congruità della pena inflitta.

Il ricorrente, invece di contestare punto per punto il ragionamento dei giudici di merito, ha presentato un motivo che la Corte ha definito ‘non deducibile in sede di legittimità’. Un ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma una sede in cui si valuta la corretta applicazione del diritto. Pertanto, un’impugnazione che non si confronta adeguatamente con la sentenza precedente è, per definizione, inammissibile ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Le conclusioni: le conseguenze dell’inammissibilità

Le conseguenze di un ricorso inammissibile sono severe. Come stabilito dalla legge, l’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha condannato il ricorrente al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o meramente dilatori. La decisione sottolinea l’importanza di un approccio tecnico e rigoroso nella redazione degli atti di impugnazione, specialmente in sede di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era manifestamente generico e aspecifico. Non puntualizzava le ragioni di fatto e di diritto della doglianza e non si confrontava in modo adeguato con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, per legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che è stata fissata in 3.000,00 euro.

Cosa avrebbe dovuto fare il ricorrente per evitare l’inammissibilità?
Il ricorrente avrebbe dovuto formulare un motivo di ricorso specifico, criticando puntualmente i passaggi logico-giuridici della motivazione della Corte d’Appello che riteneva errati, invece di limitarsi a una generica lamentela sulla carenza di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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