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Ricorso inammissibile: quando è troppo generico?

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per occupazione abusiva. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre argomentazioni già respinte in primo grado senza un confronto specifico con le motivazioni della sentenza impugnata, in particolare riguardo alla non applicabilità della particolare tenuità dell’offesa a causa della durata del reato.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione ribadisce i requisiti di specificità

Presentare un ricorso in Cassazione non è un’azione da prendere alla leggera. La Suprema Corte, con la sentenza n. 34632 del 2024, ha nuovamente sottolineato un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della presentazione di motivi generici e non specificamente correlati alle argomentazioni della sentenza impugnata. Questo caso, nato da una condanna per occupazione abusiva di un immobile, offre uno spunto essenziale per comprendere i doveri di precisione e pertinenza che gravano sulla difesa.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo alla sola pena pecuniaria per il reato di occupazione abusiva di un immobile. Il giudice di primo grado, pur riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, aveva respinto la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, proprio il mancato riconoscimento della tenuità del fatto.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è stato dichiarato Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, definendo i motivi di impugnazione come manifestamente infondati e di assoluta genericità. Il punto cruciale della decisione risiede nell’aver constatato che il ricorso si limitava a una mera riproposizione delle argomentazioni già presentate e respinte dal giudice del merito.

Secondo gli Ermellini, il ricorrente non ha svolto alcun confronto ragionato con le specifiche motivazioni della sentenza impugnata. Invece di criticare puntualmente il ragionamento del giudice, ha semplicemente ripetuto le sue tesi difensive, ignorando di fatto il percorso logico-giuridico che aveva portato alla sua condanna. Questo atteggiamento rende il ricorso inammissibile perché non assolve alla sua funzione, che è quella di evidenziare vizi specifici della decisione contestata.

La Questione della Particolare Tenuità dell’Offesa

Uno dei motivi principali del ricorso riguardava il mancato riconoscimento della particolare tenuità dell’offesa. Anche su questo punto, la Corte ha ritenuto il motivo inammissibile. Il giudice di merito aveva chiaramente motivato il rigetto della richiesta basandosi sulla ‘dimensione cronologica dell’offesa’, ovvero sulla sua durata nel tempo, ritenuta incompatibile con il requisito della tenuità. Il ricorso non ha contestato specificamente questa valutazione, limitandosi a insistere sulla richiesta senza smontare l’argomentazione del primo giudice.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la propria decisione su principi giurisprudenziali consolidati. Viene richiamato l’orientamento secondo cui i motivi di ricorso per cassazione sono inammissibili non solo quando sono intrinsecamente indeterminati, ma anche quando ‘difettino della necessaria correlazione con le ragioni poste a fondamento del provvedimento impugnato’. In altre parole, l’atto di impugnazione non può ignorare le motivazioni della sentenza che contesta, ma deve instaurare con esse un dialogo critico e puntuale.

L’imputato, rifiutandosi di confrontarsi con le puntuali argomentazioni contenute nella decisione, ha reso il suo ricorso un atto sterile, incapace di innescare una reale revisione critica da parte del giudice di legittimità. La decisione si allinea quindi a un filone giurisprudenziale rigoroso che mira a preservare la funzione della Corte di Cassazione come giudice della legalità e non come un terzo grado di merito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La lezione che se ne trae è di fondamentale importanza pratica: un’impugnazione, specialmente in sede di legittimità, deve essere un lavoro di precisione chirurgica. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza; è necessario dimostrare, con argomenti specifici e pertinenti, dove e perché il giudice abbia errato nell’applicare la legge o nel valutare le prove, confrontandosi direttamente con ogni passaggio della sua motivazione.

Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e assoluta genericità, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal giudice di merito, senza un confronto critico e specifico con le motivazioni della sentenza impugnata.

Perché non è stata riconosciuta la particolare tenuità dell’offesa?
La particolare tenuità dell’offesa non è stata riconosciuta perché la dimensione cronologica del reato (la sua durata nel tempo) è stata ritenuta dal giudice di merito incompatibile con i requisiti di tale causa di non punibilità, e il ricorso non ha contestato specificamente questa valutazione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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