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Ricorso inammissibile: quando è tardi per chiederlo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, ribadendo che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità. La Corte ha inoltre confermato la decisione del giudice di merito sul diniego delle attenuanti generiche e sulla dosimetria della pena, in quanto frutto di una valutazione discrezionale e congruamente motivata dalla gravità del reato di spaccio.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando le nuove difese sono tardive

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale del processo penale: non tutte le questioni possono essere sollevate in ogni fase del giudizio. Il caso in esame ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile perché l’imputato ha introdotto per la prima volta in Cassazione argomenti difensivi che avrebbero dovuto essere presentati in appello. Analizziamo la decisione per capire i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato per il reato di spaccio di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti. In seguito alla sentenza della Corte d’Appello, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, con conseguente errata dosimetria della pena.

Il ricorso inammissibile e i motivi di doglianza

Il ricorso si concentrava su due aspetti. In primo luogo, si lamentava che i giudici di merito non avessero valutato la possibilità di prosciogliere l’imputato per la particolare tenuità della sua condotta. In secondo luogo, si contestava la severità della pena inflitta, ritenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non concedere le attenuanti generiche, che avrebbero comportato una riduzione della sanzione.

La questione della non punibilità (art. 131-bis c.p.)

Il primo motivo del ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte di Cassazione ha sottolineato un principio procedurale fondamentale: la questione relativa alla particolare tenuità del fatto non era mai stata sollevata nel corso del giudizio di appello. I giudici supremi hanno chiarito che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale (richiamando la sentenza Tushaj delle Sezioni Unite), una questione di questo tipo, che richiede una valutazione dei fatti, non può essere proposta per la prima volta in sede di legittimità. Il giudizio di Cassazione, infatti, ha lo scopo di verificare la corretta applicazione della legge, non di riesaminare il merito della vicenda. Poiché la questione era già desumibile e proponibile durante il processo d’appello, la sua tardiva presentazione l’ha resa inammissibile.

La valutazione su attenuanti e dosimetria della pena

Anche il secondo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ribadito che la graduazione della pena e la concessione delle circostanze attenuanti generiche rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale, ma la decisione finale, se adeguatamente motivata, non è sindacabile in Cassazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva legittimamente negato le attenuanti basandosi sulla concreta gravità dei fatti (la presenza di plurimi atti di cessione) e sulla mancanza di elementi positivi a favore dell’imputato, evidenziando come la sola incensuratezza non sia più sufficiente per ottenere il beneficio.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale. La declaratoria di ricorso inammissibile deriva dalla preclusione processuale: le questioni che implicano una valutazione del merito, come l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p., devono essere dedotte nei gradi di merito. Introdurle per la prima volta in Cassazione costituirebbe una violazione delle regole processuali, poiché il giudizio di legittimità non consente un nuovo esame dei fatti. Allo stesso modo, la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena e nella valutazione delle attenuanti è un caposaldo del sistema. La Cassazione può intervenire solo in caso di motivazione assente, manifestamente illogica o contraddittoria, vizi non riscontrati nella sentenza impugnata, che aveva congruamente giustificato la propria decisione sulla base della gravità del reato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sull’importanza di una strategia difensiva completa e tempestiva. Tutte le possibili argomentazioni a favore dell’imputato devono essere presentate nelle fasi di merito del processo. Tentare di introdurre nuove questioni nel giudizio di legittimità si scontra con la natura stessa di tale giudizio, portando inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. La decisione conferma la rigidità delle regole processuali e il limitato potere di intervento della Cassazione sulle valutazioni discrezionali dei giudici di merito, quando queste siano sorrette da una motivazione logica e coerente.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la questione dell’applicabilità dell’art. 131-bis cod. pen. deve essere sollevata nei giudizi di merito (primo grado o appello) e non può essere proposta per la prima volta nel giudizio di legittimità, salvo casi eccezionali qui non ricorrenti.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa dal giudice d’appello se ritenuta troppo alta?
No, la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. La Cassazione non può effettuare una nuova valutazione sulla congruità della pena, ma solo verificare che la decisione del giudice sia motivata e non illogica, in aderenza ai principi degli artt. 132 e 133 del codice penale.

Perché non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche in questo caso?
La Corte territoriale ha negato le attenuanti generiche motivando la decisione con la mancanza di elementi positivi e la concreta gravità del fatto, caratterizzato da plurimi atti di cessione di sostanze stupefacenti. Secondo la giurisprudenza citata, la sola assenza di precedenti penali non è più sufficiente per la loro concessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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