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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3924/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per ricettazione. Il ricorso è stato giudicato una mera ripetizione dei motivi già presentati e respinti in appello, privo di una critica specifica alla sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che la genericità e la reiterazione delle doglianze rendono l’impugnazione non scrutinabile nel merito, confermando anche la corretta gestione del diniego delle attenuanti generiche e della graduazione della pena da parte del giudice di merito.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando riproporre gli stessi motivi porta alla sconfitta

Nel complesso mondo della giustizia penale, il ricorso per Cassazione rappresenta l’ultima spiaggia per chi cerca di ribaltare una condanna. Tuttavia, non basta presentare un’impugnazione; è fondamentale che questa sia formulata correttamente. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ci offre una lezione cruciale su cosa rende un ricorso inammissibile, evidenziando come la semplice ripetizione di argomenti già bocciati sia una strategia destinata al fallimento. Analizziamo insieme questo caso per comprendere i principi che regolano l’accesso al giudizio di legittimità.

Il caso in esame: un appello respinto e un ricorso ripetitivo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma per il reato di ricettazione. L’imputato decide di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali:

1. L’assenza di dolo, ovvero l’intenzione di commettere il reato di ricettazione.
2. La richiesta di applicazione della circostanza attenuante della lieve entità del fatto, prevista dall’articolo 648 del codice penale.
3. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Questi argomenti, tuttavia, non erano nuovi. Erano già stati presentati e meticolosamente smontati dalla Corte d’Appello, che aveva confermato la sentenza di primo grado.

I motivi del ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso e li ha giudicati, nel loro complesso, inammissibili. Vediamo perché ogni punto sollevato dalla difesa non ha superato il vaglio di legittimità.

La mera ripetizione dei motivi d’appello

I primi due motivi, relativi all’assenza di dolo e alla lieve entità del fatto, sono stati liquidati come una “pedissequa reiterazione” di quanto già sostenuto in appello. La Corte ha sottolineato che un ricorso per Cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse identiche doglianze, ma deve svolgere una funzione di critica argomentata contro la sentenza impugnata. Deve, in altre parole, spiegare perché la Corte d’Appello ha sbagliato nel suo ragionamento giuridico, e non semplicemente ripetere che l’imputato è innocente. Poiché i motivi erano generici e non specifici, sono stati considerati solo apparenti e quindi inammissibili.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche il terzo motivo, riguardante le attenuanti generiche, è stato ritenuto manifestamente infondato. La difesa lamentava il loro mancato riconoscimento, ma la Cassazione ha ricordato un principio consolidato: il giudice di merito non è tenuto a prendere in esame ogni singolo elemento, favorevole o sfavorevole, presentato dalle parti. È sufficiente che la sua decisione si basi sugli elementi ritenuti decisivi. Se il giudice non ravvisa elementi positivi meritevoli di considerazione, la sua decisione di negare le attenuanti è legittima e non necessita di una disamina minuziosa di ogni aspetto marginale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi giurisprudenziali stabili e chiari. Un ricorso inammissibile è tale quando è viziato da genericità. Come affermato in numerose sentenze precedenti (citate nell’ordinanza), un ricorso deve avere un’intrinseca correlazione tra le argomentazioni della decisione impugnata e le critiche che gli vengono mosse. Se il ricorrente si limita a riproporre le stesse ragioni già valutate e ritenute infondate dal giudice del gravame, il ricorso perde la sua funzione e diventa un mero esercizio formale.

Inoltre, la Corte ha specificato che anche la motivazione sulla graduazione della pena era adeguata. Quando la pena inflitta è inferiore alla media edittale, il giudice può usare espressioni sintetiche come “pena congrua” o “pena equa”. Una motivazione dettagliata è richiesta solo quando la sanzione si colloca ben al di sopra della media, cosa che non era avvenuta nel caso di specie. Pertanto, la Corte ha concluso che il ricorso doveva essere dichiarato inammissibile in ogni sua parte.

Le conclusioni: l’importanza di un ricorso specifico

L’ordinanza in commento è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. Dimostra che il ricorso per Cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Per avere successo, un ricorso deve essere specifico, puntuale e critico nei confronti della sentenza che si intende impugnare. La semplice riproposizione di argomenti già spesi è una strategia inefficace che porta a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La specificità dei motivi non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del giudizio di legittimità.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando è fondato su motivi non specifici, generici o indeterminati, oppure quando si limita a riproporre le stesse ragioni già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza una critica argomentata e puntuale della decisione impugnata.

È sufficiente ripresentare gli stessi argomenti dell’appello nel ricorso in Cassazione?
No, secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, la “pedissequa reiterazione” dei motivi già dedotti in appello rende il ricorso inammissibile. L’impugnazione deve contenere una critica specifica alla motivazione della sentenza di secondo grado, non una semplice ripetizione.

Come deve motivare il giudice il diniego delle attenuanti generiche?
Il giudice non è obbligato a considerare tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti. È sufficiente che motivi la sua decisione facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o all’assenza di elementi positivi rilevanti che possano giustificare la concessione delle attenuanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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