LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputate condannate per rapina impropria. I motivi, relativi alla responsabilità penale e alla mancata sospensione della pena, sono stati giudicati meramente riproduttivi di censure già respinte o volti a una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza n. 2275/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei limiti entro cui può muoversi un ricorso per cassazione, ribadendo un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Quando un ricorso inammissibile si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate o a suggerire una diversa interpretazione dei fatti, la sua sorte è segnata. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio le regole del processo penale.

I Fatti del Processo e l’Appello in Cassazione

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello di Milano, con la quale due persone venivano condannate per il reato di rapina impropria. Insoddisfatte della decisione, le due imputate proponevano un ricorso congiunto davanti alla Corte di Cassazione, articolando diverse censure.

I Motivi del Ricorso: una Pluralità di Doglianze

I motivi presentati dalle ricorrenti toccavano vari aspetti della sentenza impugnata:
1. Contestazione della responsabilità penale: Le imputate mettevano in discussione la valutazione delle prove che aveva portato alla loro condanna.
2. Errata qualificazione giuridica: Si contestava la qualificazione del fatto come rapina impropria.
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
4. Diniego della sospensione condizionale della pena: Infine, si criticava la decisione della Corte d’Appello di non concedere il beneficio della sospensione della pena.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: la Dichiarazione di Inammissibilità

La Suprema Corte ha analizzato tutti i motivi, giungendo a una conclusione univoca: il ricorso è inammissibile. La motivazione della Corte si sviluppa su due binari principali, corrispondenti ai gruppi di censure sollevate.

La Ripetitività dei Motivi e la Ricostruzione Alternativa dei Fatti

Per quanto riguarda i primi tre motivi di ricorso (responsabilità, qualificazione del reato e art. 131-bis c.p.), la Cassazione ha rilevato una duplice criticità. Da un lato, le argomentazioni tendevano a prefigurare una ricostruzione alternativa dei fatti, utilizzando criteri di valutazione diversi da quelli del giudice di merito. Questo tentativo è estraneo al giudizio di legittimità, che non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Dall’altro lato, i motivi erano meramente riproduttivi di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre una critica specifica e nuova agli argomenti giuridici usati nella sentenza impugnata. Questo rende il ricorso inammissibile per carenza di specificità.

La Sospensione Condizionale della Pena e i Precedenti Penali

Anche il quarto motivo, relativo al mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena, è stato giudicato infondato. Le ricorrenti sostenevano che il giudice d’appello non si fosse espresso sulla questione. La Cassazione, al contrario, ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse motivato chiaramente il proprio diniego, facendo riferimento a un elemento ostativo specifico previsto dall’art. 133 del codice penale: i precedenti penali delle imputate. La presenza di precedenti penali è un fattore legittimamente valutabile dal giudice per formulare un giudizio prognostico negativo sulla futura condotta dell’imputato, giustificando così la mancata concessione del beneficio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza riafferma con forza che il ricorso per cassazione non è una terza occasione per discutere i fatti del processo. Per superare il vaglio di ammissibilità, l’impugnazione deve evidenziare vizi di legittimità concreti, come errori nell’interpretazione della legge o manifesta illogicità della motivazione, e non può limitarsi a riproporre le stesse difese già rigettate nei gradi di merito. La decisione ha comportato per le ricorrenti non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, a sottolineare la temerarietà di un ricorso privo dei requisiti di legge.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, si limita a riproporre censure già esaminate e respinte dal giudice di merito o quando tenta di ottenere una nuova valutazione delle prove, cosa non consentita nel giudizio di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, non è possibile. Il ricorso in Cassazione può contestare solo errori di diritto o vizi logici della motivazione, ma non può proporre una ‘alternativa ricostruzione dei fatti’ basata su una diversa valutazione delle prove.

Perché la Corte ha ritenuto legittimo il diniego della sospensione condizionale della pena?
La Corte ha ritenuto legittimo il diniego perché la Corte d’Appello lo aveva adeguatamente motivato, indicando un elemento ostativo specifico previsto dalla legge (art. 133 c.p.), ovvero i precedenti penali delle imputate, che facevano ritenere improbabile che si astenessero dal commettere futuri reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati