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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si fonda sul fatto che l’appellante ha semplicemente riproposto le stesse argomentazioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare nuove questioni di diritto. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso di Resistenza a Pubblico Ufficiale

Quando un imputato decide di impugnare una sentenza di condanna fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve presentare motivi validi e pertinenti. Un ricorso inammissibile è spesso l’esito di un’impugnazione che non rispetta i criteri stabiliti dalla legge. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione come un terzo grado di merito, limitandosi a ripetere argomentazioni già respinte.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bari nei confronti di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 337 del codice penale. L’imputato, ritenendo ingiusta la sentenza, ha proposto ricorso per Cassazione, contestando principalmente due aspetti: la mancata applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 393-bis c.p. (reazione ad atti arbitrari del pubblico ufficiale) e la valutazione sulla sussistenza del dolo, ovvero l’intenzione di commettere il reato.

La Decisione della Corte e il Concetto di Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle argomentazioni difensive, ma si ferma a un livello precedente, di natura procedurale. La Corte ha constatato che i motivi presentati dall’imputato erano ‘meramente riproduttivi’ di censure già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici della Corte d’Appello.

In altre parole, la difesa non ha introdotto nuovi profili di violazione di legge o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, ma si è limitata a riproporre la stessa linea difensiva, sperando in una diversa valutazione da parte della Cassazione. Questo, però, è contrario alla funzione stessa della Suprema Corte, che è giudice di legittimità e non di merito.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando come il ricorso fosse inammissibile ‘perché i motivi prospettati non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità’. I giudici di merito avevano già fornito argomenti ‘giuridicamente corretti, puntuali […] e coerenti’ per respingere le tesi difensive. La sentenza della Corte d’Appello era, secondo la Cassazione, immune da ‘manifeste incongruenze logiche’ sia riguardo all’esclusione dell’applicabilità dell’art. 393-bis c.p., sia in merito alla prova del dolo necessario per il reato di resistenza.

Poiché il ricorso non faceva altro che ripresentare doglianze già vagliate e disattese, senza evidenziare un errore di diritto commesso dai giudici precedenti, è stato ritenuto privo dei requisiti per poter essere esaminato nel merito.

Le conclusioni

L’ordinanza si conclude con le conseguenze previste dall’articolo 616 del codice di procedura penale per i casi di inammissibilità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: il ricorso per Cassazione è uno strumento straordinario per correggere errori di diritto, non un’ulteriore occasione per ridiscutere i fatti e le valutazioni già compiute nei primi due gradi di giudizio. Un’impugnazione che non rispetti questa fondamentale distinzione è destinata a essere dichiarata inammissibile, con ulteriori oneri economici per chi la propone.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi presentati non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, ad esempio perché si limitano a ripetere argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di merito, senza sollevare nuove questioni di diritto o vizi di motivazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze impugnate, non riesaminare le prove o ricostruire diversamente i fatti come farebbe un giudice di primo o secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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