LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La decisione si fonda sul fatto che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello e vertevano su questioni di merito, come la valutazione delle prove, non consentite nel giudizio di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando appellarsi in Cassazione è inutile

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultima spiaggia per chi cerca di ribaltare una condanna, ma non è una terza revisione del processo. Una recente sentenza della Suprema Corte ci ricorda i rigidi paletti procedurali, dichiarando un ricorso inammissibile perché i motivi erano una semplice fotocopia di quelli già bocciati in appello e miravano a una rivalutazione dei fatti, compito che non spetta alla Cassazione. Analizziamo il caso per capire quando un ricorso è destinato al fallimento.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dalla condanna di un uomo, confermata dalla Corte d’Appello, per plurimi reati legati agli stupefacenti. Le accuse, ai sensi dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti, includevano la detenzione per fini non personali, la cessione e l’offerta in vendita di diverse sostanze, tra cui eroina, marijuana e Khat. La condanna si basava su un complesso di prove raccolte durante le indagini.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione dei giudici di merito, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sperando di ottenere l’annullamento della condanna.

I Motivi del Ricorso e il concetto di ricorso inammissibile

La difesa dell’imputato ha basato il ricorso su una serie di critiche alla valutazione delle prove effettuata dalla Corte d’Appello. In sintesi, i motivi erano i seguenti:

1. Errata valutazione delle intercettazioni: Secondo il ricorrente, le conversazioni telefoniche dimostravano solo contatti con consumatori, non attività di spaccio.
2. Proprietà dello stupefacente: La droga era stata trovata nell’abitazione condivisa con la convivente, ma, a suo dire, non era di sua proprietà.
3. Inattendibilità dei testimoni: Le dichiarazioni accusatorie provenivano da soggetti ritenuti non credibili.
4. Mancata applicazione dell’ipotesi di ‘lieve entità’: La difesa sosteneva che i fatti, se provati, avrebbero dovuto essere inquadrati nella fattispecie meno grave prevista dal comma 5 dell’art. 73.
5. Mera connivenza: L’imputato avrebbe avuto un ruolo di semplice connivenza non punibile rispetto all’attività di spaccio della compagna.

Questi argomenti, tuttavia, non hanno superato il vaglio preliminare della Corte di Cassazione, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

La Ripetitività dei Motivi come Causa di Inammissibilità

Il primo ostacolo fatale per il ricorso è stata la sua natura ripetitiva. La Suprema Corte ha osservato che le censure mosse erano una pedissequa reiterazione di quelle già presentate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica proprio contro le ragioni della sentenza che si impugna, non limitarsi a riproporre le stesse difese.

Il Divieto di Riesame del Merito nel Giudizio di Legittimità

Il secondo, e ancora più importante, motivo di inammissibilità risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. La Corte non è un “terzo grado di merito” dove si possono rivalutare le prove o decidere se un testimone sia più o meno credibile. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Gli argomenti dell’imputato, come la richiesta di una diversa interpretazione delle intercettazioni o una nuova valutazione dell’attendibilità dei testimoni, sono “censure in fatto”. Tentare di proporre una ricostruzione alternativa dei fatti è un’operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che tali doglianze si traducono in una richiesta di riesame del merito, inammissibile ai sensi dell’art. 606 c.p.p.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che le doglianze, oltre a essere ripetitive, erano formulate come mere censure di fatto. L’imputato proponeva una personale e alternativa ricostruzione dei rapporti con la convivente (mera connivenza), una diversa valutazione dell’entità dei fatti e contestava la credibilità delle fonti di prova. Tutte queste attività sono di esclusiva competenza dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), il cui apprezzamento, se logicamente motivato, non è sindacabile in Cassazione.

Anche la critica sugli esiti delle intercettazioni è stata giudicata inammissibile perché non si confrontava con la ratio decidendi (la ragione della decisione) della sentenza impugnata, venendo meno alla funzione critica che il ricorso deve avere.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza sancisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legge e non può essere un pretesto per chiedere una terza valutazione dei fatti. Quando i motivi sono generici, ripetitivi di quelli già respinti in appello o mirano a ottenere una nuova e diversa lettura delle prove, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile. La conseguenza per il ricorrente non è solo la conferma definitiva della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile principalmente quando i motivi sono generici, si limitano a ripetere quelli già respinti in appello, oppure quando propongono una rivalutazione dei fatti e delle prove (questioni di merito) anziché contestare errori di diritto (questioni di legittimità).

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come la credibilità di un testimone?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove né valutare la credibilità dei testimoni. Questo compito spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado (il cosiddetto giudizio di merito). La Cassazione si limita a verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la sentenza di condanna impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati