LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per evasione. Il ricorso si limitava a ripetere le argomentazioni sulla recidiva e le attenuanti generiche, già respinte in appello, senza muovere una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Quando si presenta un appello o un ricorso in Cassazione, non è sufficiente manifestare il proprio dissenso con la decisione precedente. È necessario articolare critiche precise e pertinenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nel grado di giudizio precedente. Analizziamo questa decisione per capire quali sono i requisiti di un’impugnazione efficace.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente due aspetti della sentenza della Corte d’Appello: la mancata esclusione della recidiva e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero considerato adeguatamente la distanza temporale tra i reati e la loro tipologia, né la non particolare gravità del fatto commesso, elementi che avrebbero dovuto portare a un trattamento sanzionatorio più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un punto cruciale della procedura penale: un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi già presentati in appello. Per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone eventuali vizi logici o violazioni di legge.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che l’appellante si era limitato a ripetere le stesse “doglianze” formulate nell’atto di appello, senza confrontarsi criticamente con le ragioni per cui la Corte territoriale le aveva respinte.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica e adeguata per rigettare le richieste della difesa. Esaminiamo i punti chiave.

La Valutazione sulla Recidiva e le Attenuanti

La Corte d’Appello aveva sottolineato che l’imputato era gravato da “plurimi precedenti penali, anche specifici”, con l’ultimo reato commesso solo l’anno precedente a quello per cui si procedeva. Questo quadro, secondo i giudici di merito, denotava una “spiccata insensibilità alle prescrizioni impostegli e la sua forte pericolosità sociale”.

Di conseguenza, non solo era corretta l’applicazione della recidiva, ma non vi era alcun elemento per concedere le attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.), poiché mancava una “futura prognosi di una buona condotta”. La sentenza d’appello, quindi, aveva già risposto in modo esauriente alle questioni sollevate.

La Genericità del Ricorso per Cassazione

Il ricorso presentato in Cassazione non contestava la logicità di questo ragionamento, ma si limitava a lamentare in modo “generico e assertivo” una presunta carenza di motivazione. Questo approccio, secondo la giurisprudenza costante della Cassazione (citando la sentenza Rovinelli, n. 27816/2019), rende il ricorso inammissibile. L’impugnazione diventa una mera replica, sterile e non funzionale al controllo di legittimità che è proprio della Suprema Corte.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre un importante insegnamento pratico: per impugnare efficacemente una sentenza, è indispensabile analizzare a fondo la sua motivazione e costruire argomenti nuovi o, quantomeno, critiche puntuali che ne dimostrino l’illegittimità o l’illogicità. La semplice riproposizione di tesi già sconfitte in appello non solo è inefficace, ma porta a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La difesa tecnica richiede strategia e specificità, non mera ripetizione.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già prospettati con l’atto di appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato.

Perché la Corte non ha concesso le attenuanti generiche in questo caso?
La Corte non ha concesso le attenuanti generiche a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato, anche specifici e recenti. Questi elementi denotavano una forte pericolosità sociale e l’assenza di una prognosi favorevole per una futura buona condotta.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati