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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello. La Corte sottolinea la necessità di un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata, pena la genericità e l’inammissibilità del ricorso stesso.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di Motivi Ripetitivi

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica e precisione. Una recente sentenza della Suprema Corte ci ricorda un principio fondamentale: non basta ripetere le stesse lamentele già esposte in appello. Se il ricorso è una mera fotocopia, senza un confronto critico con la decisione impugnata, il suo destino è segnato: sarà dichiarato ricorso inammissibile. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono gli errori da evitare.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) emessa dal Tribunale di Pisa. La Corte d’Appello di Firenze, in parziale riforma, dichiarava prescritto un altro reato (art. 474 c.p.) ma confermava la responsabilità per la ricettazione, rideterminando la pena.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, basandosi su quattro motivi principali:
1. Incompetenza territoriale: si sosteneva che il Tribunale competente fosse quello di Firenze e non di Pisa.
2. Illegittimità della perquisizione: si contestava la validità di una perquisizione effettuata durante le indagini.
3. Mancata assunzione di prova decisiva: si lamentava la non ammissione di una prova considerata cruciale.
4. Vizio di motivazione: si criticava la mancata concessione dei benefici di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. Questa decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, quello dell’ammissibilità. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi inammissibili proposti senza colpa lieve.

Analisi del ricorso inammissibile per mancato rispetto della catena devolutiva

Il primo motivo, relativo all’eccezione di incompetenza territoriale, è stato giudicato inammissibile per una ragione procedurale cruciale: non era stato sollevato nell’atto di appello. La Corte ha ribadito il principio della “catena devolutiva”, secondo cui una questione non sottoposta al giudice del gravame precedente non può essere introdotta per la prima volta in Cassazione. Si interrompe, di fatto, il percorso che consente al giudice superiore di esaminare la questione.

La Reiteratività dei Motivi come Causa di Inammissibilità

Per gli altri tre motivi, la Corte ha rilevato una “oggettiva reiteratività”. In altre parole, la difesa si è limitata a riproporre le medesime censure già avanzate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio, secondo la giurisprudenza consolidata, rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile. Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono semplicemente ripresentare le stesse argomentazioni. È necessario, invece, un confronto critico e specifico con le ragioni esposte nella sentenza impugnata, evidenziandone le presunte illogicità, contraddizioni o violazioni di legge.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su due pilastri procedurali. Il primo è il rispetto della progressione dei gradi di giudizio: le eccezioni devono essere sollevate nei tempi e nei modi corretti, altrimenti si perde il diritto di farle valere. Il secondo, e più rilevante in questo caso, è la specificità dei motivi di ricorso. La Corte ha chiarito che un ricorso inammissibile è quello che, invece di criticare puntualmente la sentenza di secondo grado, si limita a una sterile ripetizione dei motivi d’appello. Questo comportamento processuale non stimola un vero contraddittorio sulla decisione impugnata, ma cerca impropriamente di ottenere un nuovo esame del merito, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre una lezione preziosa sulla tecnica di redazione delle impugnazioni. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, non è sufficiente essere convinti delle proprie ragioni; è indispensabile articolarle in modo specifico, confrontandosi punto per punto con la motivazione del giudice precedente. Ripetere argomenti già vagliati e respinti, senza aggiungere elementi critici nuovi e pertinenti rispetto alla decisione appellata, equivale a presentare un atto privo della specificità richiesta dalla legge, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici e ripetitivi di quelli già presentati e respinti in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. Inoltre, un motivo non era stato sollevato nel precedente grado di giudizio.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono ‘reiterativi’?
Significa che la difesa si è limitata a riproporre le stesse identiche censure e argomentazioni già formulate nell’atto di appello, senza contestare specificamente le ragioni per cui la Corte d’Appello le aveva respinte.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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