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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per rapina. La decisione si fonda sul fatto che i motivi erano una mera ripetizione di quelli già respinti in appello e contestavano valutazioni di merito, come la comparazione delle circostanze, non sindacabili in sede di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Ripetitivi

Quando ci si rivolge alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere che non si tratta di un terzo grado di giudizio dove i fatti vengono riesaminati. Il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, ossia di controllore della corretta applicazione del diritto. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quando un ricorso inammissibile viene dichiarato tale, specialmente se si limita a riproporre argomenti già vagliati. Analizziamo insieme questo caso per capire i limiti e i requisiti di un ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per un reato contro il patrimonio, confermata anche dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a due principali motivi: un presunto vizio di motivazione riguardo alla qualificazione giuridica dei fatti (ricondotti all’art. 628 del codice penale, ovvero rapina) e una critica al giudizio di comparazione tra le circostanze aggravanti e attenuanti.

L’Analisi della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, dichiarandolo integralmente inammissibile. La decisione si basa su principi consolidati della procedura penale che meritano di essere approfonditi.

Primo Motivo: La Reiterazione dei Motivi d’Appello

Il primo motivo di doglianza è stato giudicato “indeducibile”. La Corte ha osservato che le argomentazioni presentate non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. I giudici di secondo grado avevano infatti ampiamente motivato sulla natura violenta e minacciosa della condotta, elementi costitutivi del reato contestato. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, evidenziando un errore di diritto, non limitarsi a riproporre le stesse tesi difensive. In assenza di questa critica mirata, il motivo è considerato non specifico e, di conseguenza, inammissibile.

Secondo Motivo: La Discrezionalità nel Bilanciamento delle Circostanze

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La contestazione riguardava il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, che il giudice di merito aveva ritenuto equivalenti. La Cassazione ha ribadito che questa valutazione è tipicamente discrezionale e rientra nel “giudizio di merito”, che sfugge al controllo di legittimità. La Suprema Corte può intervenire solo se la decisione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, eventualità esclusa nel caso di specie. La motivazione della Corte d’Appello, che ha ritenuto l’equivalenza delle circostanze come la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena, è stata considerata sufficiente e, pertanto, non censurabile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che il ricorso inammissibile non adempiva alla sua funzione tipica. Un ricorso per Cassazione non può essere un pretesto per ottenere un nuovo esame dei fatti. Deve, invece, individuare precisi vizi di legittimità nella sentenza impugnata, attraverso una critica argomentata e specifica. La semplice riproposizione dei motivi d’appello rende l’atto inidoneo a superare il vaglio di ammissibilità. Allo stesso modo, le valutazioni discrezionali del giudice di merito, se sorrette da una motivazione logica e coerente, non possono essere messe in discussione in sede di legittimità. Le conclusioni dei giudici di merito, essendo ragionate e argomentate, sono state definite “incensurabili”.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: il ricorso in Cassazione è uno strumento tecnico che richiede specificità e pertinenza. Non è una terza istanza di merito. Chi intende percorrere questa strada deve formulare censure che attengano a veri e propri errori di diritto o a vizi logici manifesti della motivazione, non a una diversa interpretazione dei fatti. La conseguenza di un ricorso inammissibile è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, oltre alla definitiva cristallizzazione della condanna.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a ripetere gli stessi motivi già presentati e respinti nel giudizio d’appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

È possibile contestare in Cassazione il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti?
No, di regola non è possibile. La comparazione tra circostanze opposte è una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la decisione è frutto di puro arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, ma non per una diversa valutazione nel merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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