LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22167/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi proposti erano una mera ripetizione di argomenti già esaminati e respinti in appello. La Corte ha ribadito che la collaborazione di un funzionario alla stesura della minuta della sentenza non ne inficia la validità e che la determinazione della pena, se non si discosta significativamente dal minimo, non richiede una motivazione rafforzata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sul concetto di ricorso inammissibile, specialmente quando l’impugnazione si limita a riproporre questioni già decise nei precedenti gradi di giudizio. L’ordinanza in esame sottolinea come il ricorso per cassazione debba basarsi su vizi specifici della sentenza impugnata e non trasformarsi in un terzo grado di merito. Analizziamo i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado e in appello per i reati di truffa e sostituzione di persona, decideva di presentare ricorso in Cassazione. I motivi di impugnazione erano principalmente tre:
1. Un vizio procedurale relativo alla stesura della sentenza d’appello, redatta con la collaborazione di un funzionario dell’ufficio per il processo.
2. La contestazione sulla sussistenza degli elementi costitutivi dei reati, riproponendo le stesse argomentazioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello.
3. Una critica sulla mancata esclusione della recidiva e sulla determinazione della pena, ritenuta eccessiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. I giudici hanno smontato punto per punto le doglianze del ricorrente, qualificandole come manifestamente infondate, aspecifiche e non consentite in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni del ricorso inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale, offrendo chiarimenti importanti.

Il Ruolo Strumentale della Minuta della Sentenza

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la sentenza è un atto del collegio giudicante. Finché è sottoscritta dal Presidente e dal giudice estensore, la sua paternità è interamente attribuibile al collegio stesso. La collaborazione di un funzionario nella stesura materiale della minuta (la bozza) ha una natura puramente strumentale e non incide sulla validità della decisione finale.

La Genericità di un Ricorso Ripetitivo

Il secondo motivo, relativo alla ricostruzione dei fatti e alla valutazione delle prove, è stato considerato aspecifico. La Corte ha evidenziato che il ricorso era una mera reiterazione delle stesse lamentele già presentate e dettagliatamente affrontate dalla Corte d’Appello. Il giudizio di legittimità non serve a riesaminare il merito delle prove, ma a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Riproporre le stesse argomentazioni senza individuare vizi specifici nella sentenza d’appello rende il ricorso inammissibile.

La Discrezionalità nella Determinazione della Pena e della Recidiva

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Corte ha ricordato che la determinazione della pena è una valutazione complessiva del giudice di merito. Un obbligo di motivazione ‘rafforzata’ scatta solo se la pena si discosta in modo significativo dal minimo previsto dalla legge. Al di sotto di tale soglia, è sufficiente un richiamo al criterio di adeguatezza.
Inoltre, la censura sulla mancata esclusione della recidiva è stata giudicata inammissibile perché sollevata per la prima volta in Cassazione. Ad ogni modo, la Corte ha osservato che la motivazione della Corte d’Appello sulla pericolosità crescente dell’imputato, basata sulla sua progressione criminale, era sintetica ma non illogica, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma con forza la funzione del giudizio di Cassazione. Non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulla decisione impugnata. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che i motivi di impugnazione siano specifici, pertinenti e non si limitino a riproporre le stesse difese già respinte. La decisione consolida inoltre la prassi della collaborazione dell’ufficio per il processo, riconoscendone la funzione di supporto all’attività giurisdizionale senza inficiare la validità degli atti.

La collaborazione di un funzionario alla stesura della bozza di una sentenza la rende nulla?
No. Secondo la Corte, finché la sentenza è regolarmente sottoscritta dal presidente del collegio e dal giudice estensore, essa è pienamente valida. La redazione materiale della minuta da parte di un collaboratore è considerata un’attività puramente strumentale.

Posso presentare in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già respinti in appello?
No. Il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile proprio perché reiterativo di doglianze già affrontate e decise dalla Corte territoriale. Il ricorso deve contenere critiche specifiche ai vizi di legittimità della sentenza impugnata, non un semplice riesame del merito.

Il giudice deve sempre motivare in modo approfondito la pena inflitta?
No, non sempre. La Corte chiarisce che un obbligo di motivazione ‘rafforzata’ sussiste solo quando la pena si discosta in modo significativo dal minimo edittale. Per pene inferiori alla media, è sufficiente un richiamo generico ai criteri di adeguatezza stabiliti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati