LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione di quelli già respinti in appello. La Corte ha confermato la condanna, sottolineando la validità della motivazione della sentenza precedente, basata su registrazioni che superavano le presunte contraddizioni della vittima.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Reiterazione dei Motivi d’Appello

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente essere convinti delle proprie ragioni: è fondamentale che i motivi siano specifici, pertinenti e non una semplice fotocopia di quanto già discusso e respinto nei gradi di giudizio precedenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile proprio perché i motivi erano una mera riproposizione di quelli d’appello, senza una critica mirata alla sentenza impugnata.

Il Caso: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato una condanna penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha sollevato due motivi principali di ricorso in Cassazione. In primo luogo, lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo alla valutazione di attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, sostenendo che mancassero adeguati riscontri probatori. In secondo luogo, contestava la qualificazione giuridica del fatto come estorsione (art. 629 c.p.), chiedendo che fosse ricondotto al meno grave reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.).

L’Analisi della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile nella sua interezza. La decisione si fonda su un concetto chiave del processo penale: la specificità dei motivi di ricorso. Secondo i giudici, l’appellante si era limitato a una “pedissequa reiterazione” delle argomentazioni già presentate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Questo tipo di ricorso è considerato non specifico, ma solo apparente, perché omette di assolvere alla sua funzione tipica: quella di muovere una critica argomentata e precisa contro la logica e le conclusioni giuridiche della sentenza che si intende impugnare.

La Valutazione della Prova e la Credibilità della Vittima

Per quanto riguarda la presunta inattendibilità della persona offesa, la Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse già fornito una motivazione adeguata e priva di vizi logici. In particolare, la sentenza di secondo grado aveva dimostrato come le presunte contraddizioni nelle dichiarazioni della vittima fossero state ampiamente superate dal contenuto delle registrazioni di conversazioni avute con l’imputato. Queste registrazioni costituivano un riscontro oggettivo che confermava la versione della parte offesa.

Estorsione vs. Esercizio Arbitrario: La Mancata Riqualificazione

Anche il secondo motivo, relativo alla riqualificazione del reato, è stato ritenuto infondato per le stesse ragioni. La Corte d’Appello aveva chiaramente spiegato perché il fatto non potesse essere considerato un esercizio arbitrario delle proprie ragioni. La motivazione si basava sull’infondatezza delle pretese di versamento di denaro da parte del ricorrente. Per configurare il reato di cui all’art. 393 c.p., è necessario che il soggetto agisca per esercitare un diritto che, almeno in astratto, potrebbe spettargli. In questo caso, i giudici di merito avevano accertato l’inesistenza di tale diritto, giustificando così la più grave accusa di estorsione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio in cui si può ridiscutere il merito dei fatti. Il suo scopo è controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Se il ricorrente si limita a riproporre le stesse questioni di fatto già valutate, senza individuare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella decisione del giudice d’appello, il suo ricorso è destinato all’inammissibilità. La Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello fosse ben motivata, coerente e logicamente argomentata sia sulla ricostruzione dei fatti sia sulla qualificazione giuridica, rendendo così il ricorso un tentativo sterile di rivalutazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere chirurgico. Non può essere una generica lamentela o una riproposizione di vecchie tesi. È necessario identificare con precisione i punti deboli della sentenza d’appello, che siano essi errori nell’interpretazione di una norma (violazione di legge) o palesi illogicità nel ragionamento del giudice (vizio di motivazione). In assenza di una critica specifica e argomentata, il rischio concreto è quello di una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una mera e pedissequa reiterazione di quelli già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello, risultando quindi non specifici ma solo apparenti.

Come ha giustificato la Corte la condanna per estorsione anziché per esercizio arbitrario delle proprie ragioni?
La Corte ha confermato la decisione di merito che aveva escluso la riqualificazione del reato in esercizio arbitrario, poiché le pretese di denaro avanzate dal ricorrente erano state ritenute del tutto infondate.

Quale valore hanno avuto le registrazioni delle conversazioni nel processo?
Le registrazioni sono state decisive perché il loro contenuto ha permesso di superare le presunte contraddizioni nelle dichiarazioni della persona offesa, fornendo un riscontro oggettivo e confermando la sua attendibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati