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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per ricettazione. La decisione si fonda sul principio che la mera riproposizione di motivi già esaminati e respinti in appello, senza un confronto critico con la sentenza impugnata, rende l’atto di impugnazione generico e quindi non accoglibile. La Corte ha inoltre confermato la legittimità del diniego delle attenuanti generiche basato sui precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Presentare un ricorso in Cassazione richiede specificità e un’analisi critica della sentenza impugnata. Un ricorso inammissibile è spesso il risultato di una strategia difensiva che si limita a ripetere argomenti già sconfitti nei gradi precedenti. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando inammissibile l’impugnazione di un imputato condannato per ricettazione.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Ricettazione al Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) emessa dalla Corte d’Appello di Venezia. L’imputato, ritenuto responsabile di aver ricevuto beni di provenienza illecita, decideva di contestare la decisione presentando ricorso per Cassazione. I motivi dell’impugnazione si concentravano su due punti principali:

1. Un presunto difetto di motivazione della sentenza d’appello riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale.
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi, concludendo per una declaratoria di inammissibilità. La decisione si basa su principi consolidati della procedura penale che definiscono i requisiti di ammissibilità di un ricorso.

La Reiterazione dei Motivi d’Appello

Per quanto riguarda il primo punto, la Corte ha osservato che le censure mosse dall’imputato non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Secondo i giudici di legittimità, un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. Esso deve, invece, contenere una critica argomentata e specifica delle ragioni esposte nella sentenza impugnata, dimostrando perché esse siano errate in diritto o viziate logicamente. In assenza di questo confronto critico, il motivo di ricorso è considerato generico e, di conseguenza, inammissibile ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche e il Ricorso Inammissibile

Anche il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che la decisione di negare tali attenuanti può essere legittimamente giustificata dalla sola presenza di precedenti penali a carico dell’imputato, in quanto essi rappresentano un elemento negativo che il giudice può valorizzare.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che il giudice d’appello non è obbligato a fornire una motivazione dettagliata sul diniego quando la difesa si limita a riproporre le stesse argomentazioni del primo grado, senza aggiungere nuovi elementi o contestare specificamente le conclusioni del primo giudice. In questi casi, la motivazione può essere anche implicita.

Le motivazioni della Corte Suprema

Le motivazioni della Corte si fondano sulla funzione stessa del giudizio di Cassazione, che non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Un ricorso inammissibile è quello che tenta di ottenere un nuovo giudizio sui fatti, mascherandolo da censura di legittimità. La Corte ha ribadito che i motivi devono essere specifici e pertinenti, non una sterile ripetizione. Per le attenuanti, la giurisprudenza è costante nell’affermare che la loro concessione è un giudizio di merito discrezionale, sindacabile in Cassazione solo per vizi logici evidenti, che nel caso di specie non sono stati ravvisati. La decisione della Corte d’Appello, che aveva fornito una motivazione congrua e logica, è stata quindi ritenuta incensurabile.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Per la difesa, emerge la necessità di strutturare il ricorso in Cassazione non come una replica del precedente atto di appello, ma come un’analisi mirata e critica della sentenza di secondo grado. È indispensabile individuare i vizi specifici – di violazione di legge o di motivazione – e articolarli in modo chiaro, evitando argomentazioni generiche. La decisione conferma inoltre che, per ottenere le attenuanti generiche, è cruciale fornire al giudice elementi positivi di valutazione, poiché la sola assenza di elementi negativi o la presenza di precedenti penali possono giustificarne il diniego.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a ripetere gli stessi motivi già presentati e respinti in appello, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. Se non costituisce una critica argomentata alla decisione precedente, viene considerato non specifico e quindi inammissibile.

È sufficiente avere precedenti penali per vedersi negare le circostanze attenuanti generiche?
Sì, secondo la Corte, il diniego delle circostanze attenuanti generiche può essere legittimamente giustificato anche solo sulla base dei precedenti penali, poiché questi possono essere valorizzati dal giudice come un elemento negativo che contrasta con la concessione del beneficio.

Il giudice d’appello deve sempre motivare dettagliatamente il diniego delle attenuanti generiche?
No, il giudice d’appello non è tenuto a fornire una motivazione approfondita sul diniego quando l’imputato si limita a riproporre gli stessi elementi già valutati e respinti in primo grado, senza addurre nuove e specifiche ragioni a sostegno della sua richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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