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Ricorso inammissibile: quando è solo una ripetizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19029/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di condanna. Il ricorso è stato ritenuto tale perché i motivi presentati erano semplici ripetizioni di argomenti già valutati e respinti in appello, senza una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata, considerata logica e sufficiente.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Impugnazione

Presentare un ricorso in Cassazione non è una semplice opportunità per ridiscutere l’intero processo. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è tale quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza muovere una critica specifica e puntuale alla sentenza impugnata. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i requisiti di un’impugnazione efficace.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso vertevano sulla presunta violazione di diverse norme di legge, sia sostanziali che processuali, e su un presunto vizio di motivazione della sentenza di secondo grado. L’imputato contestava vari aspetti della decisione, inclusa la qualificazione giuridica dei reati e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La Corte ha osservato che i motivi proposti non superavano la cosiddetta “soglia di ammissibilità”. Invece di presentare nuove e specifiche critiche alla logica giuridica della sentenza d’appello, il ricorrente si era limitato a riproporre le medesime doglianze già avanzate e correttamente respinte dal giudice di merito.

Secondo la Cassazione, un ricorso, per essere ammissibile, deve instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata, evidenziandone le specifiche lacune o errori logico-giuridici. La semplice riproduzione di argomenti difensivi già vagliati non costituisce un valido motivo di impugnazione dinanzi alla Corte di legittimità.

La coerenza della motivazione di merito

La Corte ha sottolineato come la sentenza della Corte d’Appello fosse, al contrario, sorretta da una motivazione “sufficiente e non illogica”. Il giudice di secondo grado aveva adeguatamente esaminato le deduzioni difensive, fornendo spiegazioni giuridicamente corrette. Ad esempio, aveva chiarito perché un reato non potesse essere assorbito in un altro, data la diversità dei beni giuridici tutelati, e aveva giustificato il diniego delle attenuanti generiche sulla base della personalità negativa dell’imputato e dei suoi precedenti penali specifici.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda sul principio che il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Il suo scopo non è riesaminare i fatti, ma controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato. Di conseguenza, un ricorso che non si confronta specificamente con le ragioni esposte nella sentenza precedente, ma si limita a ripetere argomentazioni già disattese, non assolve alla sua funzione e deve essere dichiarato inammissibile.

La Corte ha verificato che il provvedimento impugnato non presentava alcun vizio logico-deduttivo. La motivazione era lineare, coerente e basata su un’analisi esauriente degli elementi probatori. Pertanto, mancando una critica mirata a presunti errori di diritto o vizi logici manifesti, il ricorso non poteva essere accolto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un’importante lezione per la pratica legale: l’appello alla Corte di Cassazione deve essere un atto di critica puntuale e argomentata, non una mera riproposizione delle proprie tesi. La conseguenza di un ricorso inammissibile è netta: oltre al rigetto, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro. Una decisione che serve da monito sull’importanza di formulare impugnazioni fondate su critiche specifiche e pertinenti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice riproduzione di doglianze già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza contenere una specifica analisi critica delle argomentazioni della sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione ha riesaminato la decisione sulle attenuanti generiche?
No, non l’ha riesaminata nel merito. Ha però confermato che la decisione della Corte d’Appello di negare le attenuanti generiche era correttamente motivata, basandosi sulla negativa personalità dell’imputato e sui suoi plurimi precedenti penali specifici.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro, in questo caso pari a tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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