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Ricorso inammissibile: quando è solo una rilettura dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per spaccio. I motivi, volti a una nuova valutazione delle prove e a contestare la recidiva, sono stati ritenuti manifestamente infondati, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di Rivalutare le Prove

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema giudiziario: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Quando un ricorso si limita a proporre una diversa interpretazione delle prove già vagliate, senza evidenziare vizi di legge o illogicità manifeste, il suo destino è segnato. Diventa un ricorso inammissibile, come nel caso che analizziamo oggi, relativo a una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dal rinvenimento di sostanze stupefacenti nei pressi dell’abitazione di un soggetto. Le modalità di conservazione della droga hanno subito insospettito gli inquirenti e, successivamente, convinto i giudici di merito. La sostanza era infatti suddivisa in dosi, confezionata in involucri di cellophane e occultata all’interno di un muro esterno, facilmente accessibile dalla pubblica via. A ciò si aggiungeva la presenza di diverse tipologie di stupefacenti.

Sulla base di questi elementi, sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello hanno ritenuto provata la destinazione della droga allo spaccio, condannando l’imputato ai sensi dell’art. 73 del d.P.R. 309/90. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’imputato ha basato il suo ricorso su tre motivi principali:

1. Errata valutazione delle prove: Sosteneva che la droga fosse per uso personale e che i giudici avessero interpretato male gli indizi, proponendo di fatto una lettura alternativa delle risultanze istruttorie.
2. Illegittima applicazione della recidiva: Contestava l’aggravante della recidiva, ritenendo che i suoi precedenti penali, risalenti nel tempo (2004, 2008, 2010), non giustificassero un aumento di pena.
3. Eccessiva entità della pena: Lamentava una pena troppo severa e un errato bilanciamento tra le circostanze attenuanti generiche e la recidiva.

Questi motivi, tuttavia, si scontrano con la natura stessa del giudizio di Cassazione, che non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, bollando i motivi come generici, manifestamente infondati e volti a ottenere una non consentita rivalutazione del merito.

Sulla Destinazione allo Spaccio

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato come la decisione della Corte d’Appello fosse basata su una lettura logica e razionale degli elementi probatori. La suddivisione in dosi, l’occultamento all’esterno dell’abitazione (contrariamente all’uso comune di conservare la sostanza per uso personale in casa) e la diversità delle sostanze sono considerati dalla giurisprudenza e dalle massime di comune esperienza come chiari indicatori dell’attività di spaccio. Tentare di offrire una spiegazione diversa in sede di legittimità equivale a chiedere ai giudici di rifare il processo, cosa che non è permessa.

Sulla Recidiva e la Pena

Anche il secondo e il terzo motivo sono stati respinti. La Corte ha ritenuto che la valutazione sulla pericolosità sociale del ricorrente, che ha giustificato l’applicazione della recidiva nonostante la distanza temporale dei precedenti, fosse stata adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello, evidenziando la tipologia e gravità dei reati passati. Allo stesso modo, la determinazione della pena, peraltro fissata in misura inferiore alla media edittale, rientra nella discrezionalità del giudice di merito, purché sorretta da una motivazione sufficiente, come avvenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza si conclude con la declaratoria di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Questa decisione è un importante monito: il ricorso per Cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti. Per avere successo, un ricorso deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici così gravi da rendere la motivazione della sentenza incomprensibile o contraddittoria. Proporre semplicemente una propria versione dei fatti o contestare le valutazioni discrezionali dei giudici di merito porta, come in questo caso, a una inevitabile dichiarazione di inammissibilità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati non denunciavano reali errori di diritto o vizi logici della sentenza, ma miravano a ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti già esaminati dai giudici di merito, attività non consentita nel giudizio di legittimità.

Quali elementi hanno convinto i giudici che la droga fosse destinata allo spaccio?
I giudici si sono convinti della destinazione allo spaccio sulla base di una serie di elementi logici: la suddivisione della sostanza in dosi, il confezionamento in involucri di cellophane, l’occultamento in un muro esterno all’abitazione (facilmente accessibile) e la presenza di diverse tipologie di stupefacenti.

È possibile contestare l’applicazione della recidiva in Cassazione?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Non è sufficiente contestare la valutazione discrezionale sulla maggiore pericolosità dell’imputato se questa è stata giustificata in modo adeguato, come avvenuto nel caso specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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