LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una rilettura

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per falsa testimonianza. I motivi del ricorso sono stati ritenuti un tentativo non consentito di riesaminare le prove e i fatti, compito che non spetta alla Corte di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, evidenziando i rigidi limiti del giudizio di Cassazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: Quando l’Appello alla Cassazione è una Rilettura dei Fatti

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio dei limiti entro cui deve muoversi un’impugnazione di legittimità, ribadendo un principio fondamentale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio sul merito. Quando un ricorso si trasforma in una richiesta di nuova valutazione delle prove, la sua sorte è segnata: il ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio le regole del processo penale.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di falsa testimonianza (art. 372 c.p.), decide di presentare ricorso per Cassazione. I motivi addotti si concentrano su una presunta errata valutazione del materiale probatorio da parte dei giudici di merito e sulla mancata ammissione di nuove prove in appello (la cosiddetta rinnovazione dell’istruttoria).

In sostanza, la difesa del ricorrente non contesta un errore di diritto o un vizio logico palese nella motivazione della sentenza, ma propone una ricostruzione alternativa della vicenda, basata su una diversa interpretazione degli elementi già ampiamente esaminati nei precedenti gradi di giudizio.

Il ricorso inammissibile per divieto di rilettura dei fatti

La Corte di Cassazione liquida rapidamente i motivi principali del ricorso, qualificandoli come un tentativo di ottenere una ‘non consentita rilettura degli elementi probatori’. Questo punto è cruciale. Il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità, non di merito. Il suo scopo è assicurare l’esatta osservanza della legge e la coerenza logica delle motivazioni delle sentenze, non stabilire se i fatti si siano svolti in un modo o in un altro.

I giudici di legittimità sottolineano come la Corte d’Appello avesse già compiuto una valutazione globale e approfondita di tutte le prove, costruendo un apparato argomentativo logico e puntuale. Pretendere che la Cassazione si sostituisca a tale valutazione, sposando una diversa prospettiva, significa snaturare la funzione stessa della Corte.

La Richiesta di Rinnovazione Istruttoria

Anche il motivo relativo alla denegata rinnovazione dell’istruttoria viene respinto. La Corte lo ritiene privo di specificità. Per contestare efficacemente una tale decisione, il ricorrente avrebbe dovuto confrontarsi specificamente con le argomentazioni della Corte territoriale, che aveva già motivato l’inutilità di nuove prove data la completezza del materiale probatorio esistente. Il ricorso, invece, si è limitato a contrastare genericamente la ricostruzione fattuale, senza individuare un vizio procedurale specifico.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte Suprema si fonda sulla netta distinzione tra il giudizio di fatto, riservato ai tribunali di primo e secondo grado, e il giudizio di diritto, proprio della Cassazione. Le censure del ricorrente, secondo la Corte, erano dirette a ‘prospettare una diversa e alternativa ricostruzione della vicenda criminosa’, senza però misurarsi realmente con gli argomenti logico-giuridici della sentenza d’appello.

Un aspetto interessante riguarda la richiesta di liquidazione delle spese legali avanzata dalla parte civile. La Corte la rigetta, spiegando che, in un procedimento destinato a una sicura declaratoria di inammissibilità, la semplice presentazione di una memoria difensiva non costituisce un’attività indispensabile a tutelare gli interessi risarcitori della parte civile. Viene richiamato un precedente specifico (Cass. n. 44280/2016) che consolida questo orientamento, evitando che la parte civile possa ottenere un vantaggio economico da un’attività processuale di fatto superflua nel contesto di un ricorso inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione finale è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa non è una pronuncia neutra: comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione serve a disincentivare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono chiare: chi intende ricorrere in Cassazione deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità (violazione di legge) o vizi logici manifesti della motivazione. Qualsiasi tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti compiuto dai giudici di merito è destinato a fallire, con conseguenze economiche negative per il ricorrente.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, mira a ottenere una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, compiti che non rientrano nella giurisdizione della Corte di Cassazione, la quale svolge unicamente un controllo di legittimità.

Perché la richiesta di ammettere nuove prove in appello (rinnovazione istruttoria) è stata respinta in Cassazione?
La doglianza è stata ritenuta inammissibile perché priva di specificità. Il ricorrente non si è confrontato con le argomentazioni della Corte d’Appello, la quale aveva già motivato la completezza del quadro probatorio e, di conseguenza, l’inutilità di nuove prove.

La parte civile ha sempre diritto al rimborso delle spese legali in caso di ricorso dell’imputato?
No. In questo caso, la Corte ha negato il rimborso poiché il ricorso era già palesemente inammissibile. La presentazione di una memoria da parte della difesa civile non è stata considerata un’attività necessaria a tutelare i propri interessi risarcitori in un contesto processuale già definito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati