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Ricorso inammissibile: quando è solo una rilettura

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per calunnia. La Corte ha stabilito che l’appello si limitava a chiedere una nuova valutazione delle prove, un’attività che esula dal suo sindacato di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Limiti del Proprio Giudizio

Quando si impugna una sentenza davanti alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere la natura e i limiti del suo giudizio. Un ricorso inammissibile non è solo un esito sfavorevole, ma rappresenta un errore strategico che comporta conseguenze economiche significative. Un’ordinanza recente della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come una richiesta di mera rivalutazione dei fatti, già esaminati nei gradi di merito, porti inevitabilmente a questa conclusione.

Il Caso: un’Impugnazione per il Reato di Calunnia

La vicenda trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello per il reato di calunnia, previsto dall’articolo 368 del codice penale. L’imputato, ritenuto colpevole, ha deciso di presentare ricorso per cassazione, affidando la sua difesa a un unico motivo: il presunto difetto di prova sia dell’elemento oggettivo che di quello soggettivo del reato. In sostanza, il ricorrente sosteneva che le prove raccolte non fossero sufficienti a dimostrare né la materialità del fatto né la sua intenzione di accusare falsamente qualcuno.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso dichiarandolo inammissibile. La ragione di tale decisione risiede nella natura stessa del motivo presentato. I giudici hanno rilevato che il ricorrente non stava eccependo una violazione di legge o un vizio di motivazione, ma stava, di fatto, chiedendo alla Corte una “rivalutazione e/o alternativa rilettura delle fonti probatorie”.

Questo tipo di richiesta è estranea al “sindacato di legittimità” proprio della Cassazione. La Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si riesaminano i fatti; il suo compito è verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano fornito una motivazione logica e coerente. Proporre una diversa interpretazione delle prove è un’attività preclusa in questa sede. Inoltre, la Corte ha sottolineato come i profili di censura fossero meramente riproduttivi di argomenti già adeguatamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello, rendendo l’impugnazione priva di reale novità o fondamento giuridico.

Le Conseguenze del Ricorso Inammissibile

L’esito del processo non si è limitato a confermare la condanna. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due precise conseguenze economiche per il ricorrente:

1. Condanna al pagamento delle spese processuali: come prassi, chi vede il proprio ricorso respinto deve farsi carico dei costi del procedimento.
2. Condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende: la Corte ha inoltre inflitto il pagamento di tremila euro. Questa sanzione pecuniaria è prevista proprio per i casi di inammissibilità, per disincentivare ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. I giudici di primo e secondo grado accertano i fatti basandosi sulle prove. La Corte di Cassazione, invece, interviene solo per correggere errori di diritto. Sollecitare la Suprema Corte a riesaminare testimonianze o documenti, come ha fatto il ricorrente, significa travalicare i confini del suo mandato. La Corte ha agito in conformità con la sua costante giurisprudenza, ribadendo che non può sostituire la propria valutazione a quella, logicamente argomentata, del giudice di merito. La dichiarazione di inammissibilità, pertanto, non è stata una valutazione sulla colpevolezza o innocenza, ma una presa d’atto dell’errata impostazione del ricorso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere redatto con estrema perizia tecnica, concentrandosi esclusivamente su questioni di diritto. Tentare di ottenere una terza valutazione dei fatti si traduce in un ricorso inammissibile, con la certezza di una condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Per chi affronta un processo penale, è cruciale comprendere che le possibilità di rimettere in discussione l’accertamento fattuale si esauriscono con il giudizio d’appello. Il ricorso in Cassazione è uno strumento straordinario, da utilizzare solo in presenza di vizi specifici e non per contestare genericamente l’esito del processo.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non denunciava errori di diritto, ma si limitava a chiedere una nuova valutazione delle prove, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione. Inoltre, riproponeva censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

Cosa significa che la Cassazione esercita un “sindacato di legittimità”?
Risposta: Significa che la Corte di Cassazione non riesamina i fatti del processo per decidere chi ha torto o ragione, ma controlla soltanto che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato in modo logico la loro decisione.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Risposta: In base all’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del processo e di una somma di denaro, in questo caso 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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