LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è solo una copia?

Una persona, condannata in primo e secondo grado per reati di lesioni, furto e danneggiamento, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché i motivi erano una mera ripetizione di argomenti già correttamente valutati e respinti dalla Corte d’Appello. La decisione sottolinea che la quantificazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se la motivazione non è palesemente illogica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega Quando i Motivi Sono Solo Ripetitivi

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una terza occasione per ridiscutere i fatti. Un’ordinanza recente chiarisce un principio fondamentale: il ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando i motivi proposti sono una semplice riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi precedenti. Analizziamo questa decisione per capire i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il caso nasce da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputata era stata ritenuta colpevole per i reati di lesioni personali (art. 582 c.p.), furto (art. 624 c.p.) e danneggiamento (art. 635 c.p.). Nonostante la doppia pronuncia di condanna, la difesa ha deciso di proseguire la battaglia legale presentando ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La ricorrente ha sollevato diverse censure contro la sentenza d’appello, tra cui:
* Vizio di motivazione sull’elemento soggettivo del reato di danneggiamento.
* Mancato riconoscimento dell’attenuante del danno di speciale tenuità per il reato di furto.
* Presunta illegalità della pena per il danneggiamento.
* Errata applicazione dei criteri di commisurazione della pena (art. 133 c.p.) e sua eccessività.
* Mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha subito rilevato una criticità fondamentale in questi motivi, che ha portato a dichiarare il ricorso inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione, sebbene netta, è basata su principi consolidati della procedura penale.

Le Motivazioni: Divieto di Motivi Ripetitivi e Discrezionalità del Giudice di Merito

Il cuore della decisione risiede nella natura dei motivi presentati. La Corte ha stabilito che tutte le doglianze sollevate non erano altro che una mera riproduzione di profili di censura già adeguatamente esaminati e correttamente respinti dalla Corte territoriale. In pratica, l’atto di ricorso non introduceva nuove questioni di diritto o vizi logici evidenti nella sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre le stesse argomentazioni fattuali, sperando in un esito diverso.

La Cassazione ha ricordato che la sua funzione, in “sede di legittimità”, non è quella di riesaminare i fatti, ma di controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione dei giudici di merito. Riproporre le stesse questioni equivale a chiedere alla Suprema Corte un terzo giudizio di merito, che non le compete.

Inoltre, per quanto riguarda la critica al trattamento sanzionatorio, i giudici hanno ribadito un principio cardine: la determinazione della pena è una valutazione discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione è incensurabile in Cassazione, a meno che non sia frutto di puro arbitrio o basata su una motivazione manifestamente illogica, circostanze che la Corte ha escluso nel caso di specie, ritenendo adeguata la giustificazione fornita dalla Corte d’Appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per Cassazione deve essere fondato su vizi specifici della sentenza impugnata, che attengano alla violazione di legge o a un’illogicità manifesta della motivazione. Non può essere una semplice riproposizione delle difese già svolte. L’esito di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma comporta anche ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente, come il pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Pertanto, la scelta di adire la Suprema Corte deve essere ponderata attentamente, basandosi su solidi argomenti giuridici e non sulla speranza di un riesame dei fatti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano meramente riproduttivi di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, e quindi non consentiti in sede di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice di merito?
No, la determinazione della pena è rimessa alla discrezionalità del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la decisione è frutto di arbitrio o basata su una motivazione manifestamente illogica, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

Quali sono state le conseguenze per la ricorrente della dichiarazione di inammissibilità?
La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati