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Ricorso inammissibile: quando è solo un riesame?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per un reato contravvenzionale. La Corte ha rigettato l’eccezione di prescrizione, chiarendo il calcolo dei periodi di sospensione, e ha ribadito che il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti già valutati dai giudici di merito. Il caso evidenzia i limiti del ricorso in Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione non è un terzo grado di giudizio

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non può essere trasformato in un’occasione per riesaminare nel merito i fatti di una causa. Il caso in esame ha portato alla dichiarazione di un ricorso inammissibile, poiché i motivi presentati dalla difesa miravano, di fatto, a una nuova valutazione delle prove, attività preclusa alla Suprema Corte. Questa pronuncia offre spunti importanti sul calcolo della prescrizione e sui limiti invalicabili del ricorso per cassazione.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un’imputata da parte del Tribunale, confermata successivamente dalla Corte d’Appello, per il reato contravvenzionale previsto dall’art. 681 del codice penale. La pena inflitta, tenuto conto delle attenuanti generiche, era stata fissata in venti giorni di arresto e duecento euro di ammenda. L’imputata, ritenendo errata la decisione dei giudici di merito, ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la tesi del ricorso inammissibile

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti. In primo luogo, ha eccepito l’intervenuta prescrizione del reato, sostenendo che il termine massimo fosse già scaduto prima della pronuncia della sentenza d’appello. In secondo luogo, ha lamentato carenze e contraddittorietà nella motivazione della sentenza impugnata, deducendo l’insussistenza del reato e un’errata valutazione delle prove. Infine, ha richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la conversione della pena detentiva in pena pecuniaria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, analizzando e respingendo ogni singolo motivo.

Il Calcolo della Prescrizione

La questione più tecnica riguardava la prescrizione. Il reato, commesso il 1° dicembre 2017, si sarebbe prescritto in cinque anni, quindi il 1° dicembre 2022. Tuttavia, la Corte ha correttamente sommato due distinti periodi di sospensione: i tredici giorni riconosciuti dalla stessa ricorrente e un ulteriore periodo (dal 27 aprile al 11 maggio 2020) legato alla normativa emergenziale per la pandemia da Covid-19, non interessato da successive pronunce della Corte Costituzionale. Questo calcolo ha spostato il termine ultimo per la prescrizione al 28 dicembre 2022. Poiché la sentenza d’appello era stata emessa il 15 dicembre 2022, il reato non era ancora prescritto.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte ha poi affrontato il cuore del ricorso, ovvero le censure relative alla valutazione dei fatti e delle prove. I giudici hanno qualificato tali doglianze come una mera reiterazione di argomenti già ampiamente e congruamente esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. Il ricorso, in questa parte, si risolveva in un tentativo di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione del materiale probatorio, un’operazione che esula completamente dai poteri del giudice di legittimità. La Cassazione, infatti, non giudica ‘sul fatto’, ma ‘sul diritto’, verificando unicamente che la legge sia stata applicata correttamente.

Le Altre Richieste

Anche le ulteriori richieste sono state ritenute inammissibili. Per quanto riguarda l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha evidenziato che i giudici di merito avevano già fornito una motivazione logica e completa per escluderla, basata sulla gravità del fatto e sulla piena consapevolezza dell’illiceità della condotta da parte dell’imputata. Infine, la domanda di conversione della pena detentiva è stata respinta perché tale istanza non può essere proposta nel giudizio di cassazione, ma deve essere presentata al giudice competente nella fase di esecuzione della pena (in executivis).

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce con chiarezza che il ricorso per cassazione deve basarsi su vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione palesi e manifesti) e non su un dissenso rispetto alla ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte, auspicando un nuovo giudizio nel merito, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La conseguenza, come in questo caso, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, confermando definitivamente la sentenza di condanna.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate non riguardavano violazioni di legge, ma tentavano di ottenere un riesame dei fatti e una nuova valutazione delle prove, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge un giudizio di sola legittimità.

Come vengono calcolati i periodi di sospensione ai fini della prescrizione?
I periodi di sospensione del corso della prescrizione, come quelli legati all’emergenza pandemica da Covid-19, vengono sommati al termine di prescrizione ordinario. Nel caso specifico, questi periodi aggiuntivi hanno spostato in avanti la data di scadenza del reato, rendendo la sentenza d’appello tempestiva.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di convertire una pena detentiva in pecuniaria?
No, la richiesta di conversione della pena detentiva in pena pecuniaria non può essere avanzata nel giudizio di cassazione. Si tratta di una questione che attiene alla fase di esecuzione della pena e deve essere proposta al giudice competente per l’esecuzione (in executivis) dopo che la sentenza è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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