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Ricorso inammissibile: quando è solo un riesame

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per ricettazione, furto e uso indebito di carta di credito. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso costituivano un tentativo non consentito di riesaminare i fatti del processo e che la doglianza sulla mancata concessione delle attenuanti generiche era stata sollevata per la prima volta in sede di legittimità, risultando comunque infondata.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’appello

Quando un ricorso in Cassazione si trasforma in un tentativo di riesaminare le prove, la sua sorte è segnata. La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sez. 7 Penale, n. 12817 del 2024, offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, ribadendo i confini invalicabili del giudizio di legittimità. Il caso riguarda un individuo condannato in appello per ricettazione, furto con strappo e indebito utilizzo di carta di credito, che ha tentato di contestare la valutazione delle prove e la mancata concessione di attenuanti.

I fatti del processo

L’imputato era stato condannato dalla Corte d’Appello di Milano per una serie di reati contro il patrimonio. La condanna si basava su un quadro probatorio che, secondo i giudici di merito, dimostrava la sua colpevolezza per ricettazione, furto e il successivo uso illecito di una carta di credito sottratta. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico, ma articolato, motivo.

I motivi del Ricorso contestati dalla Corte

Il ricorrente ha lamentato un vizio di motivazione della sentenza d’appello su due fronti principali:

1. Valutazione della prova indiziaria: Contestava la dichiarazione di responsabilità, in particolare per i reati di furto e uso indebito della carta di credito. Secondo la difesa, mancava una motivazione adeguata sulla sussistenza dei reati e sull’elemento soggettivo del dolo.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si doleva dell’omessa valutazione delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62 bis del codice penale, con conseguente impatto sull’entità della pena inflitta.

La difesa mirava, in sostanza, a una riconsiderazione degli elementi di prova già vagliati nei primi due gradi di giudizio, sperando in un esito diverso davanti alla Suprema Corte.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dichiarandolo inammissibile. Le motivazioni fornite sono nette e tracciano una linea invalicabile tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

La Rivalutazione dei Fatti non è Ammessa

Il primo punto toccato dai giudici supremi riguarda la natura del ricorso. La Corte ha stabilito che le critiche mosse alla sentenza d’appello non erano veri e propri vizi di legittimità, ma ‘mere doglianze in punto di fatto’. Il ricorrente, cioè, non contestava una violazione di legge, ma chiedeva alla Cassazione di ‘rileggere’ le prove e di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Questo, come ribadito costantemente dalla giurisprudenza (citando la storica sentenza delle Sezioni Unite, n. 6402/1997), esula completamente dai poteri della Corte di Cassazione. Il suo compito non è decidere se le prove sono state valutate ‘bene’ o ‘male’, ma solo se la motivazione del giudice è logica, coerente e non contraddittoria.

Le Attenuanti Generiche e la Tardività della Richiesta

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha rilevato che la questione della mancata concessione delle attenuanti generiche era stata sollevata per la prima volta in Cassazione. Si tratta di una doglianza nuova, non presentata al giudice d’appello, e come tale non proponibile in sede di legittimità.
In ogni caso, la Corte ha aggiunto che il motivo era anche manifestamente infondato. La sentenza d’appello aveva infatti motivato, in modo logico e sufficiente, le ragioni del diniego. La Cassazione ha colto l’occasione per ricordare un principio importante: il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto ad analizzare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che indichi gli elementi che ha ritenuto decisivi per la sua scelta.

Le conclusioni

L’ordinanza si conclude con una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro. Questa decisione è un monito fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un rimedio straordinario volto a garantire l’uniforme interpretazione della legge e la correttezza del processo. Chi intende presentare un ricorso deve concentrarsi sui vizi di legittimità (violazione di legge o vizi logici della motivazione), senza sperare in una nuova e diversa valutazione delle prove, pena vedersi dichiarare il proprio ricorso inammissibile.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate erano mere doglianze sui fatti e miravano a una rivalutazione delle prove, attività non consentita in sede di legittimità. Inoltre, la questione sulle attenuanti generiche è stata sollevata per la prima volta in Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non è un giudice del fatto, ma di legittimità. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non può procedere a una nuova e autonoma valutazione degli elementi di prova.

Cosa succede se un motivo di ricorso viene presentato per la prima volta in Cassazione?
Se un motivo di ricorso, come la contestazione sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, non è stato precedentemente sottoposto al giudice d’appello, viene considerato ‘nuovo’ e, di conseguenza, inammissibile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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