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Ricorso inammissibile: quando è solo un fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione si fonda sul principio che il ricorso per cassazione non può basarsi su mere doglianze di fatto, già esaminate nei gradi di merito, ma deve sollevare questioni di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato nel nostro ordinamento. Quando un appello alla Suprema Corte si limita a riproporre questioni di fatto, senza sollevare valide critiche sull’applicazione della legge, l’esito è segnato. Questo principio è fondamentale per comprendere la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Cagliari. L’imputato era stato ritenuto responsabile del reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 337 del codice penale. I giudici di secondo grado avevano inoltre escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, come disciplinata dall’articolo 131-bis del codice penale.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, cercando di ottenere l’annullamento della sentenza di condanna.

La Decisione sul ricorso inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 17 maggio 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale precedente. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dal ricorrente non erano ammissibili in sede di legittimità.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è una conseguenza tipica della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni addotte dalla Suprema Corte. Gli Ermellini hanno spiegato che i motivi del ricorso erano costituiti da “mere doglianze in punto di fatto”. In altre parole, l’imputato non ha contestato un’errata applicazione della legge da parte della Corte d’Appello, ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

La Corte ha sottolineato come tali doglianze fossero:

1. Generiche: Prive di argomentazioni specifiche e dettagliate in punto di diritto.
2. Riproduttive: Si limitavano a riproporre le stesse censure già adeguatamente esaminate e respinte con argomenti giuridici corretti dalla Corte d’Appello.

La Cassazione ha richiamato la sentenza impugnata, evidenziando come la responsabilità per il reato ex art. 337 c.p. e l’esclusione della non punibilità ex art. 131-bis c.p. fossero state motivate in modo lineare e corretto. Pertanto, non sussistevano i presupposti per un intervento del giudice di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legge, non del fatto. Un ricorso, per avere possibilità di successo, deve concentrarsi su vizi di legittimità, come l’erronea interpretazione di una norma o un difetto di motivazione logico-giuridica, e non sulla speranza di un diverso apprezzamento delle prove.

Per gli avvocati, ciò significa redigere ricorsi tecnicamente ineccepibili, che isolino le questioni di diritto. Per i cittadini, rappresenta la consapevolezza che il percorso processuale ha dei limiti e che non è possibile rimettere in discussione all’infinito la ricostruzione dei fatti stabilita nei primi due gradi di giudizio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità, essendo costituiti da mere doglianze in punto di fatto, generiche e riproduttive di censure già correttamente vagliate e disattese dal giudice di merito.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

Quale reato era stato contestato nel merito?
All’imputato era stata ritenuta la responsabilità per il reato previsto dall’art. 337 del codice penale (resistenza a un pubblico ufficiale) e i giudici avevano escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis cod. pen.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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