Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità
Quando si presenta un’impugnazione davanti alla Corte di Cassazione, è fondamentale comprendere la natura del suo giudizio. Un ricorso inammissibile è una delle conseguenze più comuni per chi non rispetta i confini del sindacato di legittimità. Con la recente ordinanza n. 11357/2025, la Suprema Corte ribadisce un principio cardine: non è possibile chiedere ai giudici di legittimità una nuova valutazione dei fatti, ma solo contestare errori di diritto. Analizziamo insieme questa decisione per capire perché.
I Fatti del Processo
Due persone, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria per un reato previsto dall’art. 393 del codice penale, hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado, contestando sia la ricostruzione dei fatti che aveva portato alla condanna, sia il trattamento sanzionatorio applicato.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi e li ha dichiarati entrambi inammissibili. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza degli imputati, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La conseguenza di tale declaratoria è stata la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi temerari o infondati.
Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile
La Corte ha spiegato chiaramente le ragioni della sua decisione. I motivi addotti dai ricorrenti non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità. Essi, infatti, si traducevano in “mere doglianze in punto di fatto”. In altre parole, gli appellanti non hanno evidenziato un errore nell’applicazione della legge o un vizio logico nella motivazione della sentenza d’appello, ma hanno tentato di proporre una “rivalutazione” e una “alternativa rilettura delle fonti probatorie”.
Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, il cui compito non è quello di essere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda, ma di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e il rispetto delle norme processuali (il cosiddetto “sindacato di legittimità”).
La Suprema Corte ha inoltre osservato che il giudice di merito aveva già adeguatamente esaminato e respinto le argomentazioni difensive, fornendo una motivazione ritenuta “sufficiente e non illogica”, sia per quanto riguarda l’accertamento della responsabilità penale, sia per la commisurazione della pena.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione. Presentare un ricorso inammissibile non solo è inutile ai fini del processo, ma comporta anche conseguenze economiche negative. È cruciale che i motivi di ricorso siano focalizzati esclusivamente su questioni di diritto: violazione di legge o vizi di motivazione (come la sua manifesta illogicità o contraddittorietà). Tentare di convincere la Cassazione a riesaminare le prove o a credere a una versione dei fatti diversa da quella stabilita nei gradi di merito è una strategia destinata al fallimento, come dimostra chiaramente questa decisione.
Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i motivi presentati erano “mere doglianze in punto di fatto”, ovvero cercavano di ottenere una nuova valutazione delle prove e una rilettura dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si limita a un controllo di legittimità.
Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
In base a questa ordinanza, quando un ricorso è dichiarato inammissibile, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende.
La Corte ha riscontrato problemi nella motivazione della sentenza di appello?
No, la Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata fosse sorretta da una motivazione “sufficiente e non illogica” e che avesse esaminato adeguatamente le argomentazioni difensive, sia riguardo alla responsabilità per il reato contestato sia riguardo al trattamento sanzionatorio.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 11357 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 11357 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 21/02/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a REGGIO CALABRIA il 16/01/1993
COGNOME NOME COGNOME NOME nato il 17/01/2000
avverso la sentenza del 26/09/2024 della CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Ritenuto che i motivi dedotti nei ricorsi non sono consentiti dalla legge in sede di legittimità, perché costituiti da mere doglianze in punto di fatto e volte a prefigurare una rivalutazione e un’alternativa rilettura delle fonti probatorie, estranee al sindacato di legittimità, risultando i profili di censura adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito (si veda, in particolare, pag. 5, sulla ritenuta responsabilità per il contestato reato ex art. 393 cod. pen.); nonché da censure sul trattamento sanzionatorio, benché la sentenza impugnata sia sorretta da sufficiente e non illogica motivazione e da adeguato esame delle deduzioni difensive sul punto (cfr. pagg. 7-8);
Rilevato, pertanto, che i ricorsi devono essere dichiarati inammissibili, con la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21/02/2025.