Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione
Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente ripetere le stesse argomentazioni già bocciate nei gradi di giudizio precedenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: il ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di motivi meramente riproduttivi, che non sollevano nuove questioni di legittimità. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i requisiti di un’impugnazione efficace.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro. L’imputato, condannato per reati legati agli stupefacenti, ha tentato di portare le sue ragioni davanti alla Corte di Cassazione, sperando in una revisione della decisione che lo vedeva colpevole.
La Decisione sul ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente, dichiarando il suo ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, quello procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi addotti non possedevano i requisiti minimi per essere esaminati. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni. La Corte ha spiegato che i motivi del ricorso erano una semplice riproposizione di “profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi dai giudici del merito”. In altre parole, la difesa si è limitata a ripetere le stesse doglianze già presentate e respinte in Appello, senza sollevare vizi di legittimità specifici della sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la decisione della Corte d’Appello fosse basata su “argomenti giuridicamente corretti, puntuali […] e coerenti”, privi di “manifeste incongruenze logiche”.
Inoltre, la Corte ha confermato la correttezza della qualificazione giuridica del fatto, escludendo la possibilità di applicare l’ipotesi di reato di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, ritenuta non compatibile con le circostanze del caso concreto.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza è un monito importante per chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione. L’esito di un ricorso inammissibile evidenzia che il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere i fatti. È, invece, una sede in cui si valuta esclusivamente la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Per avere una possibilità di successo, un ricorso deve contenere critiche nuove e specifiche contro la sentenza d’appello, evidenziandone errori di diritto o vizi logici manifesti. La mera riproposizione di argomenti già sconfitti è una strategia destinata al fallimento, con l’ulteriore conseguenza di una condanna a spese e sanzioni pecuniarie.
Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano meramente riproduttivi di censure già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici di merito, senza introdurre nuovi profili di illegittimità.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila Euro.
La Corte ha ritenuto applicabile l’ipotesi di reato di lieve entità (art. 73, comma 5, TUS)?
No, la Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, ritenendo che la qualificazione del fatto non fosse compatibile con l’ipotesi del reato di lieve entità prevista dal comma 5 dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9645 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9645 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 25/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a CATANZARO il 30/08/1983
avverso la sentenza del 20/11/2023 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
i
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigraf esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché i motivi prospettati non sono consentiti d legge in sede di legittimità in quanto meramente riproduttivi di profili di censur adeguatamente vagliati e disattesi dai giudici del merito con argomenti giuridicamente corrett puntuali rispetto al portato delle doglianze difensive, coerenti con riguardo alle emergen acquisite oltre che immuni da manifeste incongruenze logiche in relazione alla valutazione degli elementi in fatto apprezzati in fuzione della ritenuta destinazione illecita della sostanza dete e in considerazione della qualificazione ascritta al fatto ( ritenuto non compatibile l’ipotesi di cui al comma 5 dell’ad 73 TUS;
rilevato che all’inammissibilità del ricorso conseguono le pronunce di cui all’art. 616 proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in data 25 novembre 2024.