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Ricorso inammissibile: quando è solo merito?

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 423 c.p. I motivi, relativi alla riqualificazione del fatto e al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, sono stati giudicati come mere doglianze di fatto, non consentite in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che la valutazione delle attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e che non è possibile un riesame dei fatti in Cassazione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato nel nostro ordinamento. Spesso, la difesa tenta di portare davanti alla Suprema Corte questioni che, per loro natura, non possono essere esaminate in quella sede. Analizziamo questa decisione per comprendere i confini tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato sia in primo grado dal GIP del Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di cui all’articolo 423 del codice penale, aggravato ai sensi degli articoli 81 e 61 del medesimo codice. La condanna riguardava un episodio di rilevanza penale che i giudici di merito avevano qualificato in una determinata maniera, ritenendo l’imputato colpevole e comminando una pena ritenuta congrua.

I Motivi del Ricorso: un Tentativo di Riesame nel Merito

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione basato su due motivi principali:

1. Errata qualificazione giuridica del reato: Si sosteneva che il fatto dovesse essere ricondotto alla meno grave fattispecie prevista dall’art. 424 c.p., anziché a quella contestata dall’art. 423 c.p.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: La difesa lamentava che la Corte territoriale non avesse concesso le circostanze attenuanti generiche, chiedendo che venissero riconosciute come prevalenti rispetto alle aggravanti contestate.

Entrambi i motivi, come vedremo, miravano a ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione di elementi già ampiamente discussi e decisi dai giudici di merito.

La Decisione della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La Genericità delle Censure sulla Qualificazione del Reato

In relazione al primo motivo, la Corte ha osservato che le critiche sollevate non costituivano una violazione di legge, ma semplici “mere doglianze in punto di fatto”. La sentenza impugnata aveva già analizzato in modo dettagliato e logico il motivo per cui il reato era stato qualificato ai sensi dell’art. 423 c.p. Le argomentazioni della difesa, pertanto, si limitavano a riproporre in modo ripetitivo questioni già vagliate e respinte, senza evidenziare vizi di legittimità (come la contraddittorietà o la manifesta illogicità della motivazione).

La Discrezionalità del Giudice sulle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la concessione o il diniego delle attenuanti generiche rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere, se esercitato con una motivazione congrua e logica, non è sindacabile in sede di legittimità. Non è richiesto al giudice di esaminare analiticamente tutti i parametri dell’art. 133 c.p. per giustificare la sua decisione; è sufficiente una motivazione coerente. Tentare di ottenere dalla Cassazione una rivalutazione degli elementi già considerati (o che si assume siano stati trascurati) costituisce un tentativo di invadere la sfera del giudizio di merito, precluso alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sulla netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Il primo, svolto nei primi due gradi di giudizio, ha il compito di ricostruire i fatti e valutare le prove. Il secondo, proprio della Cassazione, ha il solo scopo di verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e non contraddittorio. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure proposte, pur essendo formalmente presentate come violazioni di legge, erano in sostanza una richiesta di riconsiderare i fatti e le valutazioni discrezionali, operazione non consentita alla Suprema Corte.

Le Conclusioni: Cosa Imparare da questa Ordinanza

Questa ordinanza è un monito importante sulla corretta redazione di un ricorso per Cassazione. Per avere successo, un ricorso non deve limitarsi a criticare il risultato della decisione di merito, ma deve individuare specifici vizi di legittimità. Proporre censure generiche, ripetitive o che sollecitano una nuova valutazione dei fatti porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando le censure proposte sono generiche, ripetitive di questioni già decise, o quando chiedono alla Corte una nuova valutazione dei fatti (giudizio di merito), anziché limitarsi a denunciare vizi di legittimità come la violazione di legge o la manifesta illogicità della motivazione.

La concessione delle attenuanti generiche è un diritto dell’imputato?
No, non è un diritto. La valutazione circa la concessione o il diniego delle attenuanti generiche rientra nel potere ampiamente discrezionale del giudice di merito. La sua decisione è insindacabile in Cassazione se è sorretta da una motivazione logica e coerente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende, a meno che non vi siano ipotesi di esonero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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