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Ricorso inammissibile: quando è solo apparente

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per tentato furto aggravato. La Corte ha stabilito che il ricorso era meramente ‘apparente’, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza sollevare specifiche critiche alla sentenza impugnata. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Reiterazione dei Motivi

Presentare un ricorso in Cassazione non è un’azione da prendere alla leggera. La Suprema Corte ha ribadito con una recente ordinanza un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è tale quando si limita a essere una copia delle argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza apportare una critica specifica e puntuale alla decisione impugnata. Questo caso ci offre uno spunto prezioso per comprendere la differenza tra un ricorso fondato e uno meramente ‘apparente’.

Il caso: dal tentato furto al ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di due individui per il reato di tentato furto aggravato. Dopo la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la decisione, escludendo una delle circostanze aggravanti e rideterminando la pena a otto mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa di 200 euro per ciascun imputato.

Non soddisfatti della decisione, gli imputati hanno deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale in relazione alla configurabilità del tentativo di reato (art. 56 c.p.).

La decisione della Corte: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stroncato sul nascere le doglianze dei ricorrenti, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito della questione sollevata (l’applicazione dell’art. 56 c.p.), ma si è fermata a un livello preliminare, di natura prettamente processuale. Secondo i giudici di legittimità, il ricorso non possedeva i requisiti minimi per essere esaminato.

Le motivazioni: perché il ricorso è solo apparente?

Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui la Corte ha respinto l’impugnazione. I giudici hanno rilevato che i motivi presentati erano una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già dedotti in appello. In altre parole, la difesa si era limitata a copiare e incollare le stesse argomentazioni già vagliate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello, senza sviluppare una critica argomentata e specifica contro le ragioni esposte nella sentenza di secondo grado.

Un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve svolgere una funzione critica nei confronti della decisione impugnata. Deve evidenziare errori di diritto o vizi di motivazione specifici, dialogando con le argomentazioni del giudice precedente e dimostrando perché esse sarebbero errate. Un ricorso che ignora la motivazione della sentenza d’appello e si limita a ripetere le proprie tesi è considerato ‘non specifico’ e, quindi, solo ‘apparente’. Manca della sua funzione tipica, che è quella di sottoporre al giudice di legittimità una critica ragionata, non una semplice riproposizione di lamentele.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Non si possono riproporre all’infinito le stesse questioni fattuali o le medesime interpretazioni già respinte. L’atto di appello deve essere strutturato come una critica mirata e puntuale. La conseguenza diretta di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per i ricorrenti di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: un ricorso deve essere un atto tecnico di critica giuridica, non un tentativo sterile di ottenere un nuovo esame dei fatti.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando è privo di specificità, ovvero quando si limita a ripetere argomenti già presentati e respinti in appello senza formulare una critica puntuale e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘apparente’?
Significa che il motivo, pur essendo formalmente presentato, non assolve alla sua funzione tipica di critica argomentativa. Omette di confrontarsi con le ragioni della decisione impugnata, risolvendosi in una mera riproposizione di tesi già esaminate, e per questo non può essere considerato un valido motivo di ricorso.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Oltre a rendere definitiva la sentenza di condanna, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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