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Ricorso inammissibile: quando è rivalutazione di merito

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, stabilendo che la richiesta di rimodulare una pena, decisa nell’ambito della continuazione tra reati, costituisce una mera censura di merito non consentita in sede di legittimità. L’ordinanza sottolinea come il potere discrezionale del giudice di merito, se sorretto da motivazione sufficiente anche se succinta, non sia sindacabile. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti sulla Valutazione della Pena

Quando è possibile contestare l’entità di una pena davanti alla Corte di Cassazione? Un’ordinanza recente chiarisce i confini tra violazione di legge e mera rivalutazione del merito, confermando che un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando non si indicano precise ragioni di diritto. Questo principio è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e l’ampiezza del potere discrezionale del giudice di merito.

I Fatti del Caso: dalla Condanna alla Rideterminazione della Pena

La vicenda processuale ha origine da una condanna per furto in abitazione in concorso. In seguito a un precedente rinvio della Corte di Cassazione, la Corte d’Appello era stata chiamata a riformare parzialmente la sentenza. Il compito dei giudici d’appello era quello di applicare l’istituto della “continuazione” tra il reato in esame e altri reati precedentemente giudicati con una sentenza definitiva.

Applicando questo principio, la Corte d’Appello aveva rideterminato la pena complessiva, unificando le sanzioni e stabilendo una condanna finale a un anno, quattro mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa. L’imputato, non soddisfatto dell’aumento di pena applicato per i reati satellite, ha deciso di presentare un ulteriore ricorso in Cassazione.

Il Motivo del Ricorso e la sua Inammissibilità

L’unico motivo di ricorso si basava su una presunta “violazione di legge in ordine all’entità della pena aumentata ai fini della continuazione”. In sostanza, la difesa sosteneva che l’aumento di pena fosse eccessivo e ingiustificato.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è netta: il motivo sollevato non rappresentava una vera e propria violazione di legge, ma si risolveva in una “censura prettamente rivalutativa della decisione di merito”. L’imputato, infatti, chiedeva alla Suprema Corte di sostituire la propria valutazione a quella del giudice d’appello riguardo l’adeguatezza della pena, senza però indicare specifiche ragioni di diritto o dati di fatto che giustificassero tale richiesta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudice di merito gode di un ampio potere discrezionale nella determinazione della pena, entro i limiti edittali fissati dalla legge. Questo potere può essere sindacato in sede di legittimità solo se la motivazione è assente, manifestamente illogica o contraddittoria.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello, seppur in modo “succinto”, aveva motivato la sua decisione facendo riferimento alla “gravità del fatto” e alla “condotta in concreto tenuta”. Secondo la Cassazione, questa motivazione, per quanto breve, era sufficiente e non illogica, e quindi non censurabile. L’appello si configurava come un tentativo di ottenere una nuova valutazione nel merito, attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre un importante monito: per contestare efficacemente una pena in Cassazione non basta lamentarne l’eccessività. È indispensabile dimostrare che il giudice di merito abbia commesso un errore di diritto nell’esercitare il suo potere discrezionale o che la sua motivazione sia viziata da illogicità manifesta. Un ricorso inammissibile che si limita a sollecitare un giudizio più favorevole senza evidenziare vizi specifici è destinato al fallimento, con l’ulteriore conseguenza della condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a criticare l’entità della pena decisa dal giudice di merito, configurandosi come una richiesta di nuova valutazione dei fatti (censura rivalutativa), non consentita in sede di Cassazione. Il ricorrente non ha indicato specifiche ragioni di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata.

Quale principio ha riaffermato la Corte sul potere del giudice di merito?
La Corte ha riaffermato che il giudice di merito ha un ampio potere discrezionale nel determinare la sanzione. Tale potere non è sindacabile dalla Corte di Cassazione se la motivazione, anche se succinta, è sufficiente e non illogica, come nel caso di specie in cui si faceva riferimento alla “condotta in concreto tenuta”.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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