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Ricorso inammissibile: quando è rivalutazione dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per minaccia aggravata. I motivi sono stati respinti perché miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, anziché contestare vizi di legge della sentenza impugnata.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità. Il caso riguarda una condanna per minaccia aggravata, ma il principio chiave è la netta distinzione tra la valutazione dei fatti, di competenza dei giudici di merito, e il controllo sulla corretta applicazione della legge, unico compito della Cassazione. Comprendere questa differenza è fondamentale per capire perché un ricorso inammissibile viene dichiarato tale, chiudendo definitivamente la porta a ulteriori riesami.

Il Caso: Dalla Condanna per Minaccia all’Appello in Cassazione

Un imputato, condannato in primo grado e in appello per il reato di minaccia aggravata (art. 612, secondo comma, c.p.), decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. La sua difesa si basa su due motivi principali:
1. Illogicità della motivazione: L’imputato contesta la valutazione delle prove, in particolare le dichiarazioni della persona offesa, sostenendo che i giudici di merito abbiano errato nel ritenerlo penalmente responsabile.
2. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: La difesa lamenta che non sia stata applicata la causa di non punibilità prevista dall’art. 131 bis c.p., che esclude la punibilità per reati di lieve entità.

Entrambi i gradi di giudizio precedenti avevano raggiunto una “doppia conforme”, confermando la condanna con motivazioni coerenti.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa pronuncia non entra nel merito delle accuse, ma si ferma a un livello procedurale, stabilendo che i motivi presentati dall’imputato non sono ammissibili in questa sede. Di conseguenza, la condanna diventa definitiva e l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro il Ricorso Inammissibile

La Corte ha spiegato in modo chiaro perché i motivi del ricorso non potevano essere accolti. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla natura delle censure mosse dalla difesa, evidenziando la loro incompatibilità con i poteri della Cassazione.

Il primo motivo, che denunciava l’illogicità della motivazione, è stato respinto perché, in realtà, mirava a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove. La difesa proponeva una “lettura alternativa delle fonti probatorie”, un’operazione che è preclusa nel giudizio di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare che la sentenza impugnata non presenti vizi di legge, come una motivazione mancante, palesemente illogica o contraddittoria. In questo caso, i giudici hanno ritenuto che la doppia condanna fosse basata su un quadro probatorio chiaro e coerente, in linea con la giurisprudenza consolidata sulla valutazione delle dichiarazioni della persona offesa.

Anche il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131 bis c.p., è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che la valutazione sulla “particolare tenuità del fatto” è una questione di merito, basata su circostanze fattuali che solo il giudice di primo e secondo grado possono apprezzare. Sollevarla in Cassazione come una semplice lamentela sulla decisione presa, senza indicare un errore di diritto, si traduce in una inammissibile doglianza in punto di fatto.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la netta separazione tra giudizio di fatto e giudizio di legittimità. Chi intende ricorrere in Cassazione non può limitarsi a contestare la ricostruzione degli eventi o a proporre una propria versione, sperando che la Suprema Corte riveda le prove. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di una simile impostazione. Per avere successo, il ricorso deve individuare specifici errori di diritto o vizi logici macroscopici nella motivazione della sentenza impugnata, dimostrando come il giudice di appello abbia applicato erroneamente la legge o abbia ragionato in modo palesemente contraddittorio. In assenza di tali elementi, il tentativo di ottenere una terza valutazione dei fatti è destinato a fallire, con l’ulteriore aggravio di spese e sanzioni.

Perché il motivo di ricorso sulla responsabilità penale è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché non contestava un errore di diritto, ma mirava a ottenere una nuova valutazione delle prove e una lettura alternativa dei fatti. Questo tipo di riesame non è consentito in sede di legittimità, ovvero davanti alla Corte di Cassazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un caso?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze, non di riesaminare le prove o ricostruire i fatti, attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Qual è stata la conseguenza per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sua condanna è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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