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Ricorso inammissibile: quando è rivalutazione dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Il ricorrente, condannato per il reato di evasione, aveva eccepito la mancata applicazione dello stato di necessità. La Suprema Corte ha stabilito che le censure, pur apparendo come vizi di legge, erano in realtà una richiesta di diversa valutazione delle prove, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Quando l’Appello è solo una Rivalutazione dei Fatti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa essere respinta ancor prima di entrare nel merito della questione. La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché, dietro l’apparenza di una contestazione legale, si celava una richiesta di rivalutare le prove, compito che non spetta alla Suprema Corte. Questo caso ci permette di approfondire i confini del giudizio di legittimità e le ragioni che portano a tale drastica decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Torino, ha presentato ricorso per cassazione tramite il suo difensore. La difesa lamentava l’errata applicazione dell’articolo 385 del codice penale (reato di evasione), sostenendo che i giudici di merito non avessero correttamente considerato la scriminante dello stato di necessità, quantomeno nella sua forma putativa, ovvero erroneamente percepita dall’imputato.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Suprema Corte di riconsiderare la sua situazione di fatto, suggerendo che le sue azioni fossero giustificate da un pericolo imminente che lo avrebbe costretto a evadere.

La Decisione della Corte: il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione non si è basata sulla fondatezza o meno della tesi dello stato di necessità, ma su una questione puramente procedurale. Secondo i giudici, le censure sollevate dal ricorrente erano inammissibili perché non rappresentavano autentici vizi di legge, bensì una sollecitazione a una diversa valutazione delle risultanze probatorie.

Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che il suo compito non è quello di stabilire come sono andati i fatti o di valutare nuovamente le prove (come testimonianze o documenti), attività che spetta esclusivamente ai tribunali di primo e secondo grado. La Cassazione interviene solo per verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono state concise ma nette. È stato evidenziato che, sebbene il ricorso fosse formalmente presentato come una critica all’applicazione di norme di legge (artt. 42, 43, 47, 54, 59 e 385 c.p.), nella sostanza mirava a ottenere un nuovo giudizio sui fatti. Chiedere alla Cassazione di riconsiderare l’esistenza di uno stato di necessità significa chiederle di interpretare le prove in modo diverso da come hanno fatto i giudici di merito, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

Poiché il ricorso si risolveva in questa richiesta non consentita, è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La declaratoria di inammissibilità ha comportato due conseguenze negative per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i ricorsi inammissibili, volta a scoraggiare impugnazioni pretestuose o dilatorie.

Questa ordinanza serve da monito: un ricorso per cassazione deve essere redatto con estrema perizia tecnica, concentrandosi esclusivamente su vizi di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione) e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Tentare di mascherare una richiesta di riesame delle prove sotto forma di censura legale porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile e a sanzioni economiche.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, pur denunciando formalmente vizi di legge, in realtà sollecitava una diversa valutazione delle prove, attività non consentita alla Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità e non di merito.

Cosa significa che le censure si risolvono in una ‘diversa valutazione delle risultanze probatorie’?
Significa che le argomentazioni del ricorrente non miravano a evidenziare un errore nell’applicazione della legge, ma a convincere la Corte a interpretare i fatti e le prove del processo in modo differente rispetto a quanto già fatto dai giudici dei gradi precedenti.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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