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Ricorso inammissibile: quando è resistenza a P.U.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. Il ricorso è stato respinto perché basato su doglianze di fatto, non consentite in sede di legittimità. La Corte ha confermato che la fuga a piedi, successiva a un inseguimento in auto, per sottrarsi al controllo di polizia, integra il reato. Inoltre, è stata ritenuta corretta la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato, indicativi di una sua propensione criminale.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Fuga a Piedi è Resistenza a Pubblico Ufficiale

Con l’ordinanza n. 11516/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui confini del giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo importanti principi in materia di resistenza a pubblico ufficiale e applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la fuga a piedi per sottrarsi a un controllo, dopo un inseguimento in auto, integri pienamente il reato di cui all’art. 337 c.p. e come i precedenti penali possano precludere l’accesso a benefici di legge.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Gup del Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole, in concorso con un’altra persona, dei reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e di violazione degli obblighi della sorveglianza speciale (art. 75 D.Lgs. 159/2011).

In sintesi, i fatti accertati vedevano l’imputato a bordo di un’autovettura guidata da un correo. Nonostante l’inseguimento e le segnalazioni acustiche e visive degli agenti di polizia, i due non si fermavano. Terminata la corsa del veicolo, l’imputato proseguiva la fuga a piedi, sottraendosi così al controllo degli operanti. Tale condotta assumeva particolare gravità poiché l’uomo era consapevole di violare gli obblighi della sorveglianza speciale, che includevano il divieto di allontanarsi dal comune di residenza.

I Motivi del Ricorso e la Pronuncia di Ricorso Inammissibile

L’imputato, attraverso il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando due principali vizi della sentenza d’appello:

1. Manifesta illogicità della motivazione: A suo dire, la Corte territoriale avrebbe errato nel ritenere provata la sua colpevolezza per il reato di resistenza a pubblico ufficiale.
2. Errata applicazione della legge: Veniva contestata la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato completamente le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha chiarito che i motivi proposti non erano critiche sulla corretta applicazione della legge, bensì mere “doglianze in punto di fatto”. Si trattava, in sostanza, di un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità, il cui compito è solo quello di verificare la corretta applicazione delle norme giuridiche e la logicità della motivazione, non di riesaminare i fatti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto la decisione dei giudici di merito immune da vizi logici o giuridici. Per quanto riguarda il reato di resistenza, è stato evidenziato come la condotta dell’imputato – protrarre la fuga a piedi dopo l’inseguimento in auto per sottrarsi al controllo – costituisse un comportamento finalizzato a opporsi all’atto d’ufficio degli agenti.

Ancor più netta è stata la posizione della Corte sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. La decisione di escludere la particolare tenuità del fatto è stata giudicata corretta e ben motivata, basandosi su due elementi cruciali:

* Il disvalore oggettivo della condotta: La fuga deliberata per sottrarsi a un controllo di polizia, posta in essere da un soggetto sottoposto a sorveglianza speciale, non può essere considerata di lieve entità.
* La propensione criminale dell’imputato: I giudici hanno valorizzato i gravi e numerosi precedenti penali a carico dell’uomo, considerandoli un indicatore della sua abitualità a delinquere. Questo elemento è ostativo all’applicazione del beneficio, che presuppone un comportamento non abituale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità: non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti operata nei primi due gradi di giudizio. In secondo luogo, conferma un orientamento consolidato riguardo all’art. 131-bis c.p.: la valutazione della “particolare tenuità” non si limita all’episodio in sé, ma considera anche la personalità e la storia criminale dell’imputato. La presenza di precedenti penali gravi e numerosi è un fattore determinante che può legittimamente portare all’esclusione di questo istituto premiale.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si fonda su motivi non consentiti dalla legge in sede di legittimità, come le “mere doglianze in punto di fatto”, ossia quando cerca di ottenere una nuova valutazione delle prove anziché contestare la corretta applicazione della legge.

La semplice fuga a piedi per sottrarsi a un controllo di polizia costituisce resistenza a pubblico ufficiale?
Sì. Secondo questa ordinanza, proseguire la fuga a piedi dopo un inseguimento in auto, con lo scopo di sottrarsi al controllo degli agenti, integra pienamente il delitto di resistenza a pubblico ufficiale previsto dall’art. 337 del codice penale.

Perché è stata negata l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
L’applicazione è stata negata a causa del rilevato disvalore oggettivo della condotta e, soprattutto, della propensione criminale dell’imputato, desunta dai suoi gravi e numerosi precedenti penali, elementi che sono stati considerati ostativi alla concessione del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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