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Ricorso inammissibile: quando è reiterazione dei motivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi proposti erano una mera reiterazione di argomenti già respinti in appello. La Corte ha inoltre confermato la decisione di negare una pena sostitutiva, ritenendo la scelta del giudice di merito adeguatamente motivata dalla necessità di prevenire la commissione di futuri reati e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza di Nuovi Argomenti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi presentati non introducono nuovi elementi di diritto ma si limitano a riproporre questioni già valutate. Questo provvedimento è un importante promemoria per chiunque intenda adire la Suprema Corte: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso nasce da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’appello di Torino. La ricorrente contestava la propria condanna, sollevando due questioni principali: in primo luogo, un’erronea applicazione della legge penale riguardo a specifici reati; in secondo luogo, la mancata concessione di una pena sostitutiva, lamentando una violazione delle norme che regolano tale istituto.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha analizzato entrambi i motivi del ricorso, giungendo alla medesima conclusione per entrambi: la manifesta infondatezza, che conduce a una declaratoria di ricorso inammissibile. Vediamo nel dettaglio le ragioni di questa decisione.

La Mera Reiterazione dei Motivi d’Appello

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo all’applicazione degli articoli 648 e 712 del codice penale, i Giudici hanno osservato che le argomentazioni della ricorrente non erano altro che una ripetizione di quanto già esposto nell’atto di appello. La Corte d’appello aveva già esaminato e respinto tali argomenti con motivazioni logiche e giuridicamente corrette. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione deve evidenziare vizi di legittimità (come un’errata interpretazione della legge o un vizio logico nella motivazione) e non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze già esaminate e disattese nel grado precedente.

La Discrezionalità Motivata sulla Pena Sostitutiva

Anche il secondo motivo di ricorso, centrato sul diniego della pena sostitutiva, è stato ritenuto infondato. La Corte di Cassazione ha evidenziato che la Corte d’appello aveva chiaramente esplicitato le ragioni della sua decisione. In particolare, aveva ritenuto che l’applicazione di una sanzione alternativa alla detenzione non fosse idonea a prevenire il pericolo che l’imputata commettesse altri reati. Questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Poiché tale potere è stato esercitato con una motivazione adeguata e congrua, la scelta non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda su due pilastri del nostro sistema processuale. Il primo è la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma deve limitarsi a verificare la correttezza del percorso logico-giuridico seguito. Nel caso di specie, la Corte d’appello aveva fornito una motivazione esauriente e priva di vizi, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Il secondo pilastro è il rispetto della discrezionalità del giudice di merito quando questa è supportata da una motivazione adeguata. La scelta di concedere o negare una pena sostitutiva è un tipico esempio di tale discrezionalità. Finché il giudice spiega in modo logico perché una data scelta è stata compiuta nell’interesse della giustizia (in questo caso, per finalità preventive), la Corte di Cassazione non può intervenire.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende. La lezione pratica che se ne trae è chiara: per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere specifico, deve attaccare vizi di legittimità concreti e non può essere una semplice riedizione delle difese già svolte. Ogni affermazione deve essere supportata da argomenti giuridici nuovi o da una critica puntuale e logica alla motivazione della sentenza impugnata, dimostrando perché essa sia errata in diritto o manifestamente illogica.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a reiterare motivi già presentati e respinti nel giudizio d’appello, senza sollevare nuove questioni di legittimità, e quando contesta valutazioni discrezionali del giudice di merito che siano state adeguatamente motivate.

Può la Corte di Cassazione riesaminare la decisione di un giudice di non concedere una pena sostitutiva?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito tale decisione se questa rientra nel potere discrezionale del giudice e risulta supportata da una motivazione adeguata e logica, come nel caso di specie, dove la negazione era finalizzata a prevenire il pericolo di commissione di altri reati.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel provvedimento analizzato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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