LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è reiterativo l’appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3819/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché le censure proposte erano una mera reiterazione di quelle già presentate e adeguatamente respinte in appello. Il caso riguardava una condanna per violazione di una misura di prevenzione. La Corte ha sottolineato che un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze, ma deve confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. La decisione ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente ripetere le stesse lamentele sollevate in appello. È fondamentale che l’atto di impugnazione si confronti criticamente con le ragioni della decisione precedente. In caso contrario, il rischio concreto è una declaratoria di ricorso inammissibile. Una recente ordinanza della Suprema Corte offre un chiaro esempio di questo principio, stabilendo che la mera riproposizione di censure già vagliate e respinte rende l’impugnazione inadatta a introdurre un nuovo grado di giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso analizzato trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello nei confronti di un individuo per la violazione delle prescrizioni imposte da una misura di prevenzione, un reato previsto dall’art. 75, comma 2, del D.Lgs. 159/2011. L’imputato, non soddisfatto della conferma della sua condanna, decideva di presentare ricorso per cassazione, affidando la sua difesa a due principali argomenti: un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello e la violazione di norme procedurali e sostanziali.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse eluso i suoi motivi di gravame, fornendo una motivazione insufficiente. In particolare, sosteneva che:
1. La sua versione alternativa dei fatti (secondo cui non avrebbe sentito il suono del citofono, giustificando così la sua mancata risposta ai controlli) era stata scartata senza un’adeguata argomentazione.
2. L’applicazione della recidiva era ingiustificata, poiché la condotta contestata non rappresentava una violazione dell’obbligo principale della misura di prevenzione, ma solo di una prescrizione accessoria, e quindi non era espressiva di una maggiore pericolosità sociale.

L’Analisi della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso non può essere una mera fotocopia dei motivi d’appello. I giudici hanno osservato che tutte le censure sollevate erano state già prospettate e adeguatamente esaminate dalla Corte territoriale.

La Reiteratività delle Censure

Il primo punto cruciale è la natura reiterativa delle doglianze. La Suprema Corte ha evidenziato come il ricorrente si sia limitato a riproporre le stesse identiche argomentazioni già respinte nel grado precedente, senza confrontarsi in modo specifico con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva spiegato in modo ineccepibile (a pagina 6 della sentenza) perché la versione alternativa dei fatti non fosse credibile. Il ricorso ometteva completamente di contestare tale ragionamento.

La Mancanza di Specificità

Un altro fattore determinante per la declaratoria di ricorso inammissibile è stata la mancanza di specificità. Il ricorrente non ha adempiuto all’onere di indicare in modo preciso e determinato i punti di fatto e le questioni di diritto da sottoporre al giudice di legittimità. Questo difetto rende l’atto di impugnazione generico e, di conseguenza, inidoneo a introdurre efficacemente il giudizio di cassazione, che non è una terza istanza di merito ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta: il ricorso si risolveva in una richiesta di rilettura delle risultanze istruttorie, un’attività preclusa in sede di legittimità. Le censure erano non solo ripetitive ma anche aspecifiche, poiché non individuavano vizi logico-giuridici nella sentenza d’appello, ma si limitavano a contrapporre una diversa valutazione dei fatti. Analoghe considerazioni sono state svolte per la questione della recidiva, anch’essa già adeguatamente affrontata e motivata dalla Corte di merito.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza dichiara il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa connessa all’irritualità dell’impugnazione. Questa decisione ribadisce un’importante lezione pratica: un ricorso per cassazione deve essere un atto tecnicamente preciso, che dialoga criticamente con la sentenza impugnata, evidenziandone specifici errori di diritto o vizi logici, e non può essere una semplice riproposizione di argomenti già sconfessati.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a riproporre le stesse censure già presentate e adeguatamente vagliate nel precedente grado di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata e senza indicare in modo preciso e determinato i punti di fatto e di diritto contestati.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni dell’appello per un ricorso in Cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione chiarisce che la semplice riproduzione delle doglianze già respinte in appello, senza un’analisi critica della decisione impugnata, rende il ricorso generico, aspecifico e, quindi, inammissibile.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile per colpa del ricorrente?
La declaratoria di inammissibilità per colpa, dovuta alla manifesta infondatezza o irritualità dell’impugnazione, comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, il cui importo viene determinato equamente dal giudice (in questo caso, tremila euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati