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Ricorso inammissibile: quando e perché viene respinto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per falsità materiale (artt. 477 e 482 c.p.). Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché mirava a una nuova valutazione dei fatti, vietata in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende per colpa nell’aver proposto un’impugnazione palesemente destinata al fallimento.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un Caso di Falsità Documentale

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio pratico dei limiti del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. In questo articolo, analizzeremo come la Corte abbia dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per falsità materiale, evidenziando le pesanti conseguenze economiche per chi intraprende un’impugnazione senza validi motivi di diritto.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna penale per i reati di falsità materiale commessa dal privato in certificati (art. 477 c.p.) e uso di atto falso (art. 482 c.p.). La Corte d’Appello di Firenze, in parziale riforma della prima sentenza, aveva ritenuto che un’ulteriore accusa (prevista dall’art. 489 c.p.) fosse assorbita nei reati principali, rideterminando la pena in senso più favorevole all’imputato, ma confermando nel resto la sua responsabilità.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, contestando la valutazione della sua colpevolezza.

La Valutazione della Corte sul ricorso inammissibile

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su un unico motivo: la violazione della legge penale e il vizio di motivazione della sentenza d’appello. In sostanza, egli ha tentato di proporre una diversa lettura del compendio probatorio, in particolare riguardo all’accertamento della contraffazione del documento. Ha fatto riferimento alle dichiarazioni di un testimone della Polizia Scientifica, cercando di convincere la Cassazione che la Corte d’Appello avesse sbagliato a interpretare le prove.

La Suprema Corte ha rapidamente liquidato tali argomentazioni, definendo il motivo di ricorso “manifestamente infondato”. I giudici hanno sottolineato che il ricorrente non stava denunciando un vero errore di diritto o un vizio logico nella motivazione della sentenza, ma stava semplicemente “perorando un diverso apprezzamento del compendio probatorio”. Questo tipo di richiesta è preclusa nel giudizio di Cassazione, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze precedenti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che la Corte d’Appello aveva costruito la sua argomentazione in modo “congruo e logico”, basandosi specificamente sugli elementi probatori forniti dal testimone qualificato e indicando chiaramente i punti da cui era stata desunta la falsità del documento. L’impugnazione, al contrario, non è riuscita a censurare ritualmente tale ragionamento, limitandosi a riproporre argomenti già disattesi. Inoltre, la difesa non ha nemmeno provato a sostenere la tesi del “travisamento della prova”, un vizio molto specifico e più grave che si verifica quando un giudice fonda la sua decisione su una prova che non esiste o che è stata radicalmente fraintesa.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

La dichiarazione di ricorso inammissibile non è stata una mera formalità. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente a pagare le spese del procedimento. Ma non solo: ravvisando “profili di colpa in ragione dell’evidente inammissibilità dell’impugnazione”, ha aggiunto la condanna al pagamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve da deterrente contro la presentazione di ricorsi palesemente infondati, che congestionano il sistema giudiziario senza avere reali possibilità di accoglimento. La decisione, pertanto, costituisce un monito sulla necessità di ponderare attentamente i motivi di un ricorso in Cassazione, che devono concentrarsi su questioni di diritto e non su un’impossibile rivalutazione dei fatti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. Il ricorrente non ha sollevato questioni di legittimità (errori di diritto o vizi logici della motivazione), ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività che non è consentita alla Corte di Cassazione.

Qual è la differenza tra contestare l’apprezzamento delle prove e denunciare un ‘travisamento della prova’?
Contestare l’apprezzamento delle prove significa chiedere al giudice di interpretare diversamente gli elementi probatori, cosa non permessa in Cassazione. Denunciare il ‘travisamento della prova’ significa, invece, sostenere che il giudice di merito ha basato la sua decisione su una prova che materialmente non esiste nel fascicolo processuale o il cui contenuto è stato radicalmente e palesemente alterato. Quest’ultimo è un vizio specifico che può essere fatto valere in Cassazione.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, a causa della ‘colpa’ nel proporre un’impugnazione palesemente infondata, è stato condannato a versare un’ulteriore somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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