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Ricorso inammissibile: quando e perché viene respinto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale e porto d’armi. L’appellante sosteneva l’avvenuta prescrizione e l’insussistenza del reato di resistenza. La Corte ha rigettato entrambi i motivi, il primo perché il termine di prescrizione era stato sospeso per legge, il secondo perché manifestamente infondato e non sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di un Caso e le Conseguenze Economiche

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio per chi cerca di riformare una sentenza di condanna. Tuttavia, non tutti i ricorsi vengono esaminati nel merito. Quando un’impugnazione manca dei presupposti di legge, viene dichiarata inammissibile. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle ragioni che portano a un ricorso inammissibile e delle significative conseguenze, anche economiche, per il ricorrente.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e per una contravvenzione legata al porto di oggetti atti a offendere (art. 4, L. 110/1975). L’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:

1. L’avvenuta prescrizione: Secondo la difesa, il reato contravvenzionale si sarebbe estinto per prescrizione durante lo svolgimento del processo d’appello.
2. L’insussistenza del reato di resistenza: Si sosteneva che il delitto di resistenza non potesse essere configurato, poiché l’atto d’ufficio che si intendeva ostacolare era, di fatto, già stato completato dagli agenti.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso è Inammissibile

La Corte Suprema ha esaminato i motivi presentati e li ha respinti entrambi, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello precedente, ovvero alla verifica della validità stessa dell’impugnazione. La conseguenza diretta di questa declaratoria è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione al ricorrente del pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché ciascuno dei motivi proposti fosse infondato, portando alla declaratoria di inammissibilità.

Sulla Prescrizione del Reato

Il primo motivo è stato definito ‘manifestamente infondato’. La Corte ha chiarito che i calcoli della difesa non tenevano conto di un fattore cruciale: la sospensione del termine di prescrizione. In applicazione della legge n. 103 del 2017, il decorso della prescrizione era stato sospeso per un periodo di un anno e sei mesi. Questo periodo di ‘pausa’ legale ha spostato in avanti la data di estinzione del reato, che al momento della decisione non era quindi ancora maturata. La doglianza si basava, pertanto, su un presupposto giuridico errato.

Sulla Configurabilità del Delitto di Resistenza

Anche il secondo motivo è stato giudicato ‘manifestamente infondato’. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del suo ruolo: non è un ‘terzo grado di merito’. Il suo compito non è rivalutare i fatti così come sono stati accertati nelle sentenze precedenti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Nel caso specifico, l’affermazione della difesa secondo cui l’atto d’ufficio era già concluso non trovava alcun riscontro nella ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello. Poiché tale ricostruzione non è sindacabile in sede di legittimità, il motivo di ricorso è stato respinto in quanto basato su una premessa fattuale non accertata e non accertabile in quella sede.

Le Conclusioni: Cosa Comporta un Ricorso Inammissibile

La pronuncia in esame è un importante monito sulle conseguenze di un’impugnazione priva di fondamento. Quando la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, scatta automaticamente la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come stabilito anche dalla Corte Costituzionale (sent. n. 186/2000), se non emerge una ‘assenza di colpa’ nel proporre il ricorso, il ricorrente è tenuto a versare una somma alla Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata quantificata in 3.000 euro. Ciò significa che un ricorso presentato senza solide basi giuridiche o fattuali non solo non porta alcun beneficio, ma aggrava la posizione del condannato con ulteriori oneri economici.

Perché il motivo sulla prescrizione è stato respinto?
La Corte ha respinto il motivo perché il calcolo dei termini non teneva conto di un periodo di sospensione di un anno e sei mesi, previsto dalla Legge n. 103 del 2017. Di conseguenza, il reato non era ancora estinto al momento della decisione.

La Corte di Cassazione può riesaminare come si sono svolti i fatti?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti del processo. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge sulla base della ricostruzione fattuale già effettuata dai giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello), che in questa sede non è contestabile.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per legge la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di una giustificazione plausibile per aver proposto il ricorso, anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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