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Ricorso inammissibile: quando è meramente reiterativo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile in quanto le argomentazioni difensive erano una mera ripetizione di quelle già presentate, senza un confronto critico con la sentenza impugnata. L’ordinanza sottolinea che la Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Il Pericolo degli Appelli Reiterativi

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, evidenziando come la mera riproposizione di argomenti già trattati conduca a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Questo principio è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le corrette modalità di impugnazione. Analizziamo la decisione per capire perché la Corte ha ritenuto di non poter entrare nel merito della questione.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. La difesa lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione al reato di ricettazione (art. 648 c.p.), sostenendo che la motivazione della corte territoriale fosse omessa o comunque carente. Il ricorso, tuttavia, è stato immediatamente vagliato dalla Suprema Corte sotto il profilo della sua ammissibilità.

La Decisione della Corte e il concetto di ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione principale risiede nel fatto che i motivi presentati dalla difesa non erano nuovi, ma si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già esposte e valutate nei precedenti gradi di giudizio. Inoltre, il ricorso non si confrontava specificamente con le ragioni esposte nella sentenza della Corte d’Appello, violando così i requisiti di specificità richiesti dall’articolo 581 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi interconnessi.

1. Ricorso Reiterativo e Mancanza di Confronto

Il primo punto, e forse il più cruciale, è la natura meramente reiterativa del ricorso. I giudici hanno osservato che le doglianze difensive erano una fotocopia di quelle già respinte, senza alcuno sforzo di criticare o smontare il ragionamento logico-giuridico della Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione, ma deve attaccare specificamente i punti della motivazione che si ritengono errati.

2. Il Divieto di Rivalutazione del Merito

La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Il suo compito non è rivalutare le prove o proporre una ricostruzione dei fatti alternativa a quella dei giudici di merito. Il ricorrente, invece, tentava proprio di ottenere una nuova valutazione delle fonti probatorie, un’operazione preclusa alla Suprema Corte. La Corte può solo verificare se il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e se la sua motivazione sia logica e non contraddittoria.

3. Completezza della Motivazione dei Giudici di Merito

Infine, la Corte ha sottolineato che i giudici dei precedenti gradi avevano ampiamente e correttamente esplicitato le ragioni del loro convincimento. In particolare, la sentenza d’appello aveva considerato elementi concreti come il valore di mercato del bene, le sue condizioni di funzionamento e la sua piena idoneità a soddisfare le esigenze del ricorrente, motivando in modo esauriente la decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: per accedere al giudizio della Corte di Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla decisione precedente. È indispensabile redigere un ricorso che sia specifico, critico e focalizzato esclusivamente su questioni di diritto o su vizi logici manifesti della motivazione. Un ricorso inammissibile perché generico o reiterativo non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era totalmente reiterativo, ovvero si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate nei precedenti gradi di giudizio, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Inoltre, cercava di ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso non deve essere ‘reiterativo’?
Significa che il ricorso non può essere una semplice copia degli atti precedenti. Deve contenere argomentazioni nuove o, quantomeno, deve criticare in modo specifico e puntuale il ragionamento logico-giuridico seguito dal giudice che ha emesso la sentenza impugnata, evidenziando dove e perché quel ragionamento sarebbe errato.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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