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Ricorso inammissibile: quando è mera riproduzione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché l’unico motivo, relativo alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., era una mera riproduzione di argomenti già valutati e respinti dalla Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sanziona la mera riproduzione dei motivi

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente ripetere le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando un ricorso inammissibile e condannando il proponente a significative sanzioni economiche. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere i requisiti di specificità dei motivi di ricorso e le conseguenze del loro mancato rispetto.

La vicenda processuale

Il caso trae origine da una condanna per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, dopo la conferma della condanna in secondo grado da parte della Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. L’unica doglianza sollevata riguardava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’articolo 131-bis del codice penale.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

Il fulcro della decisione della Suprema Corte risiede nella valutazione del motivo di ricorso. I giudici hanno constatato che l’argomentazione presentata non era altro che una ‘mera riproduzione’ di censure già adeguatamente esaminate e respinte con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito, ovvero la Corte d’Appello. In altre parole, il ricorrente non ha introdotto nuovi profili di critica alla sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse questioni, senza contestare specificamente la logicità o la correttezza giuridica delle motivazioni della corte territoriale.

Le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità

La legge processuale penale stabilisce che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere motivi specifici che si confrontino criticamente con la decisione impugnata. La semplice ripetizione di argomenti già vagliati rende l’impugnazione priva di fondamento e, di conseguenza, inammissibile. La Corte, rilevata questa carenza, non è entrata nel merito della questione, ma ha chiuso il processo con una declaratoria di inammissibilità. Tale decisione comporta due importanti conseguenze per il ricorrente:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per disincentivare ricorsi palesemente infondati o dilatori.

Le motivazioni della Suprema Corte

La motivazione della Corte di Cassazione è sintetica ma estremamente chiara. L’inammissibilità deriva dal fatto che il motivo di ricorso era ‘meramente riproduttivo’ di profili già ‘adeguatamente vagliati e disattesi con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito’. Questo approccio riafferma il ruolo della Cassazione come giudice di legittimità, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze dei giudici di merito. Un ricorso che non solleva vizi di questo tipo, ma si limita a riproporre una diversa valutazione del fatto, è destinato a fallire.

Conclusioni

Questa ordinanza serve da monito: il ricorso per Cassazione è uno strumento processuale che richiede rigore e specificità. Non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per ridiscutere il merito della vicenda. La presentazione di un ricorso inammissibile perché meramente ripetitivo non solo non porta ad alcun risultato utile per il ricorrente, ma comporta anche rilevanti conseguenze economiche. È quindi essenziale che i motivi di impugnazione siano formulati in modo critico e puntuale rispetto alle ragioni esposte nella sentenza che si intende contestare.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’unico motivo presentato era una mera riproduzione di censure già adeguatamente vagliate e respinte con corretti argomenti giuridici dal giudice di merito.

Qual era l’unico motivo di ricorso presentato dall’imputato?
L’unico motivo di ricorso era attinente alla negata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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