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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione?

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per ricettazione. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi di appello erano una mera riproposizione di argomenti già respinti in precedenza, generici, o miravano a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Presentare un ricorso in Cassazione richiede specificità e novità argomentativa. Un ricorso inammissibile perché meramente ripetitivo di doglianze già esaminate e respinte nei gradi di merito non ha alcuna possibilità di successo. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando inammissibile l’appello di un imputato condannato per ricettazione e condannandolo al pagamento delle spese e di un’ammenda. Analizziamo i dettagli di questa decisione per comprendere i requisiti di un ricorso efficace.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione, confermata dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a sette distinti motivi. Le doglianze spaziavano da questioni procedurali, come l’incompetenza territoriale del primo giudice, a questioni di merito, come l’erronea valutazione delle prove e la qualificazione giuridica del fatto.

L’Analisi della Corte e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascuno dei sette motivi, giungendo alla medesima conclusione per tutti: l’inammissibilità. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che vieta di utilizzare il giudizio di legittimità come un terzo grado di merito. Vediamo nel dettaglio le ragioni del rigetto.

I Motivi del Rigetto: Genericità e Ripetitività

La Corte ha rilevato che la maggior parte dei motivi non erano altro che una pedissequa reiterazione di argomenti già presentati e puntualmente disattesi dalla Corte d’Appello. In particolare:

* Vizi Procedurali e Genericità: Il primo motivo, relativo all’incompetenza territoriale, e il secondo, sulla presunta scorrettezza della motivazione, sono stati considerati non specifici ma solo apparenti, poiché non si confrontavano criticamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata.
* Rivalutazione dei Fatti: Il terzo, quarto e quinto motivo, che contestavano l’esistenza degli elementi del reato di ricettazione e la valutazione delle prove, sono stati respinti perché miravano a una ‘rilettura’ degli elementi di fatto. Questo tipo di valutazione è riservata esclusivamente al giudice di merito e non può essere richiesta alla Corte di Cassazione, il cui compito è limitato al controllo della corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).
* Manifesta Infondatezza: Anche gli ultimi due motivi, riguardanti il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e il diniego della sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità, sono stati giudicati manifestamente infondati. La Corte ha ritenuto che la motivazione del giudice d’appello fosse logica, coerente e priva di vizi, avendo adeguatamente giustificato il diniego sulla base di una prognosi sfavorevole sulla personalità dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si possono riassumere in alcuni punti cardine della procedura penale. In primo luogo, il ricorso per Cassazione deve avere una funzione critica e specifica nei confronti della sentenza impugnata; non può essere una semplice riproduzione delle difese già svolte. In secondo luogo, il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti o delle prove. La Corte non può sostituire il proprio convincimento a quello del giudice di merito se la motivazione di quest’ultimo è logica e giuridicamente corretta. Infine, la mancata concessione di benefici, come le attenuanti generiche, è legittima se il giudice fornisce una motivazione adeguata, anche solo facendo riferimento agli elementi ritenuti decisivi, come in questo caso la prognosi di non reiterazione dei reati.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza i paletti procedurali per l’accesso al giudizio di Cassazione. Un ricorso inammissibile non solo porta alla conferma definitiva della condanna, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente, tenuto a pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria. La decisione serve da monito: l’impugnazione di legittimità deve basarsi su vizi di legge o illogicità manifeste della motivazione, e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere una terza revisione del merito della causa. Per avere una possibilità di accoglimento, i motivi di ricorso devono essere mirati, specifici e capaci di evidenziare un errore di diritto commesso dal giudice precedente, non una diversa interpretazione dei fatti.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici, ripetitivi di argomenti già respinti nei gradi precedenti, oppure quando mirano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove di un processo?
No, il suo ruolo è quello di ‘giudice di legittimità’. Non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La sentenza di condanna impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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