LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

Un soggetto, condannato per appropriazione indebita, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché i motivi erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello. La decisione sottolinea che un ricorso inammissibile si configura quando non vengono sollevate specifiche questioni di diritto, ma ci si limita a contestare i fatti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e la Reiterazione dei Motivi

Quando si arriva al terzo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, è fondamentale capire che non si tratta di un nuovo processo. La Suprema Corte non riesamina i fatti, ma valuta la corretta applicazione della legge. Un recente provvedimento (Ordinanza n. 18991/2024) offre un chiaro esempio di come un appello possa essere bloccato sul nascere, risultando in un ricorso inammissibile. Questo accade quando i motivi presentati sono una semplice fotocopia di quelli già discussi e respinti nei gradi precedenti, senza sollevare nuove e specifiche questioni di diritto.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Il caso in esame riguarda un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Napoli per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’articolo 646 del codice penale. Non accettando la sentenza di condanna, l’imputato ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la violazione di legge e la correttezza della motivazione che aveva portato alla sua dichiarazione di responsabilità. In particolare, il ricorso mirava a rimettere in discussione l’esistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero l’intenzione di appropriarsi del bene altrui.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Concetto di Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La ragione di questa decisione è tanto tecnica quanto fondamentale nel nostro sistema processuale: il ricorso era basato su motivi che si risolvevano in una “pedissequa reiterazione” di quelli già presentati in appello.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte Suprema ha ribadito un principio cardine: il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito. Questo significa che non può riesaminare le prove o ricostruire i fatti, compiti che spettano ai giudici di primo e secondo grado. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge. Di conseguenza, le “mere doglianze in punto di fatto”, cioè le lamentele sulla ricostruzione degli eventi, non sono ammesse in questa sede. Il ricorso, invece di criticare la logica giuridica della sentenza d’appello, tentava di ottenere un nuovo giudizio sui fatti, superando i limiti imposti dalla legge.

Le Motivazioni Dietro un Ricorso Inammissibile

La Corte ha specificato che i motivi del ricorso erano non solo ripetitivi, ma anche “non specifici ma soltanto apparenti”. Questo significa che, pur essendo stati formulati, non assolvevano alla loro funzione tipica: quella di una critica argomentata e puntuale contro le ragioni della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva già ampiamente motivato (nelle pagine 3-4 della sua sentenza, come richiamato dalla Cassazione) la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato di appropriazione indebita. Il ricorso non ha saputo contrapporre a quella motivazione una critica giuridicamente valida, limitandosi a riproporre argomenti già vagliati e respinti.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende ricorrere in Cassazione. La presentazione di un ricorso non può essere un tentativo di ottenere un terzo processo nel merito. È necessario formulare motivi di ricorso specifici, che attacchino la sentenza impugnata sotto il profilo della violazione di legge o del vizio di motivazione, senza limitarsi a ripetere argomenti fattuali. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche un aggravio di costi: il ricorrente è stato infatti condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, quindi, rafforza il principio di specificità dei motivi e il ruolo deflattivo della Corte di Cassazione, volta a selezionare solo le questioni di diritto meritevoli di esame.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una “pedissequa reiterazione” (una mera ripetizione) di quelli già discussi e respinti dalla Corte d’Appello, e si limitavano a contestazioni sui fatti, non consentite in sede di Cassazione.

Cosa significa che i motivi del ricorso sono “non specifici ma soltanto apparenti”?
Significa che i motivi, pur essendo formalmente presentati, non svolgevano la funzione di una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, ma si limitavano a generiche lamentele fattuali, rendendoli di fatto inefficaci.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile in questo caso?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati