LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una condanna per rapina. I motivi sono stati giudicati una mera ripetizione di argomenti già respinti in appello e doglianze di fatto non ammissibili in sede di legittimità. Questo caso chiarisce i requisiti per un valido ricorso in Cassazione, sottolineando l’importanza di presentare censure specifiche e non limitarsi a riproporre le stesse difese.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Spiega Quando l’Appello è Solo una Ripetizione

L’ordinanza della Corte di Cassazione che analizziamo oggi offre un’importante lezione sui limiti e le condizioni di ammissibilità dei ricorsi. Spesso si crede che ogni grado di giudizio sia un’opportunità per ridiscutere l’intera vicenda, ma non è così. La Suprema Corte ha ribadito con forza un principio cardine: un ricorso inammissibile è tale quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte, senza muovere critiche specifiche e pertinenti alla decisione impugnata. Esaminiamo il caso per capire meglio.

I Fatti del Processo

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per il reato di rapina, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. La difesa contestava la sentenza della Corte d’Appello di Venezia, basando l’impugnazione su tre motivi principali: l’errata acquisizione delle dichiarazioni della persona offesa, la valutazione della sua responsabilità e la mancata applicazione di una circostanza attenuante.

I Motivi del Ricorso: una Strategia Difensiva Debole

La strategia difensiva si articolava su tre punti chiave:

1. Acquisizione delle testimonianze: La difesa sosteneva che le dichiarazioni della vittima, divenuta irreperibile, non potessero essere utilizzate perché le ricerche per rintracciarla erano state incomplete.
2. Ricostruzione dei fatti: L’imputato contestava la motivazione della sentenza d’appello riguardo la sua colpevolezza, proponendo una diversa lettura degli elementi di prova, come i tabulati telefonici e il riconoscimento di un’autovettura.
3. Circostanze attenuanti: Si lamentava la mancata applicazione dell’attenuante per il contributo di minima importanza all’azione criminale e il giudizio di bilanciamento tra le circostanze, ritenuto sfavorevole.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha analizzato ciascun motivo e ha concluso per la totale inammissibilità del ricorso. I giudici hanno smontato la strategia difensiva, evidenziando come ogni motivo fosse privo dei requisiti necessari per essere esaminato nel merito. Vediamo perché.

Analisi dei Motivi di Inammissibilità

Il primo motivo è stato considerato una “pedissequa reiterazione” di quanto già dedotto e puntualmente respinto in appello. La Corte d’Appello aveva già spiegato in modo esauriente le ragioni per cui la testimonianza era stata legittimamente acquisita ai sensi dell’art. 512 c.p.p.: erano state svolte ricerche, era stata accertata l’irreperibilità sul territorio nazionale, era impossibile individuare la nuova residenza all’estero e non c’erano prove di una sottrazione volontaria all’esame. Riproporre la stessa identica questione senza criticare specificamente tale motivazione rende il motivo inammissibile.

Il secondo motivo è stato qualificato come una semplice “doglianza in punto di fatto”. Il ricorrente non contestava un errore di diritto, ma cercava di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione delle prove, un’operazione che esula dai poteri della Suprema Corte. I giudici di legittimità non possono sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, a meno che la motivazione di questi ultimi non sia manifestamente illogica, cosa che in questo caso non è stata ravvisata.

Infine, anche il terzo motivo è stato giudicato “reiterativo e generico”. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente sia sulla valutazione del contributo dell’imputato, sia sul bilanciamento delle circostanze, basandosi sulle modalità del fatto e sulla sua gravità. Il ricorso si limitava a esprimere un dissenso generico, senza individuare vizi logici o giuridici nel ragionamento del giudice.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Il suo scopo non è riesaminare i fatti, ma assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Pertanto, un ricorso è ammissibile solo se denuncia vizi specifici della sentenza impugnata, come la violazione di legge o un difetto di motivazione che sia evidente e decisivo. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse difese già vagliate nei gradi precedenti, o che chiede una diversa lettura delle prove, si traduce inevitabilmente in un ricorso inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito. È necessario articolare censure precise, che colpiscano la coerenza logico-giuridica della sentenza impugnata, e non limitarsi a riproporre argomenti già sconfitti. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria, come in questo caso, quantificata in tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione di argomenti già valutati e respinti dalla Corte d’Appello, oppure costituivano critiche sulla ricostruzione dei fatti, che non sono ammesse nel giudizio di Cassazione.

È possibile utilizzare in un processo le dichiarazioni di un testimone che non si riesce a trovare?
Sì, a determinate condizioni. La Corte ha confermato che se le ricerche per rintracciare il testimone sono state adeguatamente svolte e ne hanno accertato l’irreperibilità, e non vi è prova di una sua volontaria sottrazione all’esame, le sue precedenti dichiarazioni possono essere legittimamente acquisite e utilizzate come prova ai sensi dell’art. 512 del codice di procedura penale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la conferma della decisione impugnata e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati