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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano una semplice ripetizione di quelli già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha confermato la condanna, sottolineando che la contestazione delle attenuanti generiche e della responsabilità penale non può basarsi su argomentazioni generiche e non specifiche, specialmente in assenza di prove a discolpa fornite dall’imputato.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sancisce lo Stop ai Motivi Ripetitivi

Presentare un ricorso in Cassazione richiede specificità e novità argomentativa. Quando un appello si limita a riproporre le stesse censure già respinte nei gradi precedenti, il rischio è quello di vedersi dichiarare il ricorso inammissibile. Con l’ordinanza n. 11486 del 2024, la Suprema Corte di Cassazione ribadisce questo principio fondamentale, offrendo importanti spunti sulla corretta redazione degli atti difensivi nel giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso: La Contestazione della Responsabilità e delle Attenuanti

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. La difesa aveva articolato l’impugnazione su due principali motivi. Il primo contestava la correttezza della motivazione che aveva portato al giudizio di responsabilità penale. Il secondo, invece, lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. Entrambi i motivi, tuttavia, sono stati ritenuti dalla Cassazione non meritevoli di accoglimento, portando a una declaratoria di inammissibilità.

La Decisione della Corte e il concetto di ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale, che limitano il giudizio di legittimità al solo controllo della corretta applicazione della legge, escludendo una nuova valutazione del merito dei fatti.

Il Primo Motivo: La Critica alla Valutazione della Responsabilità

La Suprema Corte ha definito il primo motivo come una “pedissequa reiterazione” di argomentazioni già esposte e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che un ricorso non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze, ma deve contenere una critica argomentata e specifica contro le ragioni della sentenza impugnata. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano fondato la condanna su “precisi e gravi elementi individualizzanti” che dimostravano la partecipazione consapevole dell’imputato a un contesto di evidente illegalità, escludendo così una sua presenza meramente casuale o alternativa. L’assenza di dichiarazioni a discolpa da parte dell’imputato ha ulteriormente rafforzato questa conclusione.

Il Secondo Motivo: Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo, relativo alle attenuanti generiche, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla concessione o meno delle attenuanti è un giudizio di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è, come in questo caso, esente da palesi illogicità. Viene richiamato il principio secondo cui il giudice di merito, nel negare le attenuanti, non è tenuto a considerare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma è sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi per la sua valutazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla natura del giudizio di Cassazione. Non si tratta di un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare le prove, ma di una sede di legittimità dove si valuta se i giudici precedenti abbiano applicato correttamente le norme di diritto e se le loro motivazioni siano logiche e non contraddittorie. Un ricorso che tenta di ottenere una nuova e diversa lettura dei fatti, senza evidenziare vizi di legge o illogicità manifeste, è destinato a essere dichiarato un ricorso inammissibile. La specificità dei motivi è un requisito essenziale: il ricorrente deve spiegare perché la decisione impugnata è sbagliata in diritto, non semplicemente perché non condivide la valutazione dei fatti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un monito per la pratica forense. La redazione di un ricorso per Cassazione deve superare la semplice riproposizione dei motivi d’appello e concentrarsi sull’individuazione di specifici vizi di legittimità nella sentenza impugnata. Insistere su argomentazioni già valutate e respinte, senza una critica mirata alla struttura logico-giuridica della decisione, si traduce non solo in un esito sfavorevole ma anche in un’ulteriore condanna economica per il ricorrente. La sentenza rafforza l’idea che l’accesso alla Suprema Corte è riservato a questioni di puro diritto e non può trasformarsi in un’ulteriore istanza di merito.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene considerato una semplice ripetizione e quindi inammissibile?
Un motivo di ricorso viene considerato una ‘pedissequa reiterazione’, e quindi inammissibile, quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza sviluppare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Perché la Cassazione ha respinto la richiesta di applicazione delle attenuanti generiche?
La Corte ha respinto la richiesta perché la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche è un giudizio di merito insindacabile in sede di legittimità, a meno che la motivazione del giudice precedente non presenti evidenti illogicità. In questo caso, la motivazione è stata ritenuta logica e sufficiente.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nell’ordinanza. La sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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