LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per traffico di stupefacenti. La decisione si fonda sul fatto che l’appellante si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte in appello, senza sollevare questioni di legittimità. La Suprema Corte ribadisce che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, soprattutto in presenza di una ‘doppia conforme’ di condanna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Il Limite tra Diritto e Fatto

Quando un imputato decide di portare il proprio caso fino all’ultimo grado di giudizio, la Corte di Cassazione, deve avere ben chiari i confini del suo operato. Non si tratta di un terzo processo sui fatti, ma di un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un recente provvedimento della Suprema Corte ha ribadito questo principio, dichiarando un ricorso inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni fattuali già respinte nei primi due gradi di giudizio. Analizziamo la vicenda.

I Fatti del Processo: Un Borsello con un Chilo di Cocaina

La vicenda processuale ha origine dal ritrovamento di circa un chilogrammo di cocaina all’interno di un borsello, rinvenuto in un’autovettura durante un controllo. A bordo del veicolo si trovavano due persone. In seguito al ritrovamento, scattava la condanna in primo grado per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, poi parzialmente riformata in appello riguardo l’entità della pena, fissata a 4 anni di reclusione e 20.000 euro di multa.

La linea difensiva dell’imputato, nel corso dei giudizi di merito, si era basata sulla tesi che non vi fosse prova della proprietà del borsello. La versione del coimputato, che attribuiva la proprietà del borsello all’imputato stesso, era stata ritenuta inverosimile dai giudici per le sue contraddizioni (un presunto viaggio a Milano per un funerale, ma effettuato in tempi rapidissimi e senza indicare alcun parente). L’imputato, dal canto suo, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

La Decisione dei Giudici di Merito e il Ricorso in Cassazione

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno confermato la responsabilità penale dell’imputato, giungendo a una cosiddetta ‘doppia conforme’ di condanna. I giudici hanno definito ‘fantasiosa’ l’ipotesi difensiva alternativa, secondo cui una terza persona sconosciuta avrebbe collocato la droga nel veicolo, peraltro proprio all’interno del Comando della Guardia di Finanza dove era stato repertato.

Di fronte a questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti:
1. Una presunta violazione di legge nella valutazione delle prove a suo carico.
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

Il Verdetto della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze dell’imputato, dichiarando il ricorso inammissibile. La ragione è netta: i motivi presentati non erano altro che una ‘pedissequa reiterazione’ delle argomentazioni già formulate in appello e motivatamente respinte. L’imputato, in sostanza, non ha sollevato questioni di diritto o vizi logici della sentenza impugnata, ma ha tentato di ottenere una terza valutazione dei fatti, cosa preclusa in sede di legittimità.

La Mancanza delle Attenuanti Generiche

Anche sul secondo punto, la Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva negato le attenuanti generiche evidenziando non solo l’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato, ma anche la presenza di un precedente specifico, considerato un elemento ostativo. Anche in questo caso, il ricorso si è limitato a manifestare un mero ‘dissenso’ rispetto alla motivazione, senza confrontarsi criticamente con essa.

le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte sono chiare e didattiche. Un ricorso per cassazione è inammissibile quando difetta di specificità, ovvero quando non si confronta puntualmente con la ratio decidendi del provvedimento impugnato. Riproporre le stesse censure fattuali, sperando in una diversa lettura del materiale probatorio, è un’operazione non consentita. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo giudice’ dei fatti, ma un giudice della legge. Il suo compito è verificare che le norme siano state applicate correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: l’accesso alla Corte di Cassazione richiede un approccio tecnico e rigoroso. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione precedente; è necessario individuare e argomentare specifici errori di diritto o vizi di motivazione. In assenza di tali elementi, il ricorso si risolve in un tentativo infruttuoso, destinato all’inammissibilità e alla condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come accaduto nel caso di specie.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, si limita a essere una ‘pedissequa reiterazione’ di doglianze già formulate e respinte in appello, senza confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata e proponendo una lettura alternativa dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

Cosa significa ‘doppia conforme di responsabilità’?
Significa che sia il tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello sono giunti alla medesima conclusione sulla colpevolezza dell’imputato. Questa circostanza rafforza la ricostruzione dei fatti e rende più difficile contestarla in sede di legittimità, dove non è possibile un riesame del merito.

Perché non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche all’imputato?
La Corte d’Appello ha negato le attenuanti generiche a causa dell’assenza di elementi positivi di valutazione a favore dell’imputato e, al contrario, per la presenza di un precedente penale specifico, ritenuto un elemento ostativo alla loro concessione. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati