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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. L’ordinanza chiarisce che un ricorso, per essere valido, deve contenere una critica argomentata alla sentenza impugnata e non limitarsi a una rilettura dei fatti. La mancanza di specificità e la manifesta infondatezza delle doglianze hanno portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega Quando l’Appello è Solo Apparente

Presentare ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata dove non si riesaminano i fatti, ma si valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce un principio fondamentale: un ricorso che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Breve: Dalla Corte d’Appello alla Cassazione

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato era stato condannato per reati legati alla circolazione di prodotti con marchi contraffatti, contestando la sussistenza del reato presupposto (la contraffazione stessa, art. 474 c.p.) e la propria consapevolezza in merito. Giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, l’imputato ha riproposto le sue doglianze, incentrate su un presunto vizio di motivazione e sulla violazione di legge.

I Motivi del Ricorso: Una Critica o una Semplice Ripetizione?

La difesa del ricorrente ha tentato di mettere in discussione la valutazione delle prove effettuata dai giudici di merito. Tuttavia, la Suprema Corte ha subito rilevato una criticità fondamentale: i motivi del ricorso non erano altro che una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già presentati e puntualmente rigettati dalla Corte d’Appello. In altre parole, invece di formulare una critica specifica e argomentata contro le ragioni della sentenza di secondo grado, la difesa si è limitata a riproporre la stessa tesi, sperando in un esito diverso.

La Decisione della Cassazione: Analisi del Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi interconnessi: la natura ‘apparente’ dei motivi e la loro manifesta infondatezza.

La Mancanza di una Critica Argomentata

Il primo punto su cui la Corte insiste è che i motivi del ricorso erano ‘soltanto apparenti’. Questo termine tecnico significa che, pur essendo formalmente presentati, essi non svolgevano la loro funzione tipica, ovvero quella di criticare in modo logico e giuridico le conclusioni della sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice richiesta di ‘rilettura’ degli elementi di prova, ma deve individuare con precisione dove e perché il giudice di merito ha sbagliato nell’applicare la legge o nel motivare la sua decisione.

La Manifesta Infondatezza dei Motivi

Oltre a essere ripetitivi, i motivi sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’. La Corte ha specificato che dalla lettura della sentenza d’appello non emergeva alcun difetto di contraddittorietà o illogicità palese. La motivazione della Corte territoriale era stata congrua e completa nel rispondere alle obiezioni della difesa, specialmente riguardo alla prova del delitto presupposto e alla piena consapevolezza della contraffazione da parte dell’imputato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ribadito un principio consolidato: non è sufficiente lamentare un vizio di motivazione in astratto. È necessario che l’illogicità o la contraddittorietà emergano in modo evidente dal testo del provvedimento impugnato. Quando, al contrario, il ricorso si risolve in una sterile riproposizione di argomenti già vagliati e disattesi con motivazione adeguata, esso perde la sua funzione e diventa un mero espediente dilatorio. Di conseguenza, la dichiarazione di inammissibilità è l’unica conclusione possibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa ordinanza offre una lezione cruciale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Per avere una possibilità di successo, deve essere redatto con rigore tecnico, attaccando specificamente i punti deboli della motivazione della sentenza precedente e dimostrando un’effettiva violazione di legge. Un ricorso inammissibile perché meramente ripetitivo non solo è inefficace, ma comporta anche ulteriori costi per il ricorrente, confermando in via definitiva la sentenza di condanna.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato una semplice ripetizione dei motivi d’appello?
Un ricorso viene considerato tale quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza formulare una critica specifica, nuova e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che i motivi di un ricorso sono ‘soltanto apparenti’?
Significa che i motivi, pur essendo formalmente presentati, non adempiono alla loro funzione essenziale, che è quella di criticare la sentenza impugnata. Essi si limitano a proporre una diversa lettura delle prove, un’attività che non è permessa nel giudizio di legittimità davanti alla Cassazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La conseguenza principale è che il ricorso non viene esaminato nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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