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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio (art. 648-bis c.p.). Il ricorso è stato respinto perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza muovere una critica specifica alla sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega Perché la Mera Ripetizione Non Basta

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica e precisione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza di condanna; è necessario articolare critiche giuridiche specifiche e pertinenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile sia destinato al fallimento quando si limita a riproporre argomenti già discussi, senza un’adeguata critica al provvedimento impugnato. Analizziamo insieme questa ordinanza per comprendere i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di riciclaggio, previsto dall’articolo 648-bis del codice penale. L’imputato, non accettando la pronuncia di condanna, decideva di rivolgersi alla Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento della sentenza.

I Motivi del Ricorso: Focus sull’Elemento Soggettivo

L’unico motivo di doglianza sollevato dal ricorrente verteva sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale. In particolare, la difesa lamentava l’insussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero la consapevolezza e la volontà di compiere l’attività di riciclaggio. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non aveva adeguatamente provato la sua intenzione criminale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, non solo ha confermato la condanna, ma ha anche imposto al ricorrente il pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali, che rappresentano errori comuni nei ricorsi presentati in sede di legittimità.

La Mera Ripetizione dei Motivi d’Appello

Il primo e decisivo motivo di inammissibilità è che il ricorso era una “pedissequa reiterazione” dei motivi già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. In altre parole, il ricorrente non ha formulato una critica argomentata e specifica contro le motivazioni della sentenza di secondo grado. Si è limitato a riproporre le stesse tesi, trasformando il ricorso in un atto apparente e non specifico. La funzione del ricorso per cassazione è quella di evidenziare vizi logici o giuridici della sentenza impugnata, non di ripetere all’infinito le proprie ragioni.

Il Divieto di Rilettura dei Fatti in Sede di Legittimità

Il secondo punto cruciale è che il ricorso mirava a ottenere una “inammissibile ricostruzione dei fatti” utilizzando criteri di valutazione diversi da quelli adottati dal giudice di merito. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si può riesaminare il materiale probatorio. Il suo compito è quello di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza, non di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice che ha celebrato il processo. Come ribadito dalla giurisprudenza citata (Sez. U, n. 6402/1997), una “rilettura” degli elementi di fatto è un’attività esclusivamente riservata al giudice di merito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un’importante lezione pratica sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. Un ricorso efficace deve andare oltre la semplice contestazione della decisione e deve invece attaccare specificamente la struttura logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata. Limitarsi a ripetere le proprie difese o chiedere alla Suprema Corte di rivalutare le prove è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna ma anche l’imposizione di ulteriori sanzioni economiche. Per affrontare con successo il giudizio di legittimità, è indispensabile formulare censure precise, pertinenti e fondate su vizi di legge o di motivazione, nel pieno rispetto dei limiti funzionali della Corte di Cassazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente per due motivi: in primo luogo, era una semplice e acritica ripetizione degli stessi argomenti già presentati e respinti nel giudizio d’appello; in secondo luogo, mirava a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Cosa si intende per “pedissequa reiterazione” di un motivo di ricorso?
Significa che il ricorso si limita a riproporre letteralmente le stesse doglianze già esaminate e rigettate in un grado di giudizio precedente, senza sviluppare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza che si sta impugnando. Un simile ricorso è considerato generico e quindi non ammissibile.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di stabilire come si sono svolti i fatti o di valutare nuovamente le prove, ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano fornito una motivazione logica e non contraddittoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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